Il cartone animato di Sergio Corazzini
di Italo Spada
Quando Robert Zemeckis[1] realizzò “Chi ha incastrato Roger Rabbit” (era il 1988), gli spettatori rimasero incantati dal divertente incastro tra il cinema tradizionale e la tecnica del cartone animato. Personaggi reali (l’investigatore privato Eddie Valiant e il magistrato Doom) agiscono e dialogano con personaggi immaginari (il coniglio Roger Rabbit e la vamp Jessica) in un modo talmente naturale che, ad un certo punto, la distinzione tra gli uni e gli altri diventa una questione di secondaria importanza. Due generi filmici coesistono all’interno della stessa storia, compatibili nonostante la loro differente natura.
L’operazione, come si sa, è realizzabile grazie alle immense possibilità che oggi offrono le nuove tecniche del “cinema digitale” e della computerizzazione grafica, ma l’idea di fare parlare le cose inanimate non è certo una scoperta degli ultimi anni.
In un surreale “Dialogo di Marionette”, dedicato ad André Noufflard, Sergio Corazzini si innamora della marionetta che rappresenta la regina e, trasformatosi in novello Romeo, si lascia andare a romantiche e patetiche implorazioni. Vediamo questa storia d’amore nei particolari.
È notte e fa freddo. Approfittando del fatto che tutte le marionette dormono (e, su tutte, il re), il poeta si fa audace e chiede all’oggetto del suo amore, la regina, di non procrastinare ancora l’attesa. Come un trovatore medioevale, l’uomo di carne vorrebbe cantare alla sua donna di legno una canzone, ma il suo canto potrebbe essere captato da orecchie indiscrete. Le difficoltà, invece di fare desistere l’innamorato, lo rendono più audace. Ora egli chiede alla sua bella il permesso di arrampicarsi sul balcone dove lei s’è affacciata. Per questo “impossibile amore” il poeta sembra aver perso la ragione. Ben più saggia appare la marionetta, che gli fa notare come il balcone di cartapesta non reggerebbe il peso di un uomo fatto di carne e ossa e che il rischio di suscitare le ire del sovrano è grande: geloso com’è, non esiterebbe a ghigliottinarla!
Parole sprecate. Il poeta, accecato dall’amore, prima chiede alla sua Giulietta di sciogliere le bionde trecce senza rendersi conto che si tratta di capelli di stoppa, poi drammatizza il suo rifiuto, l’accusa di essere insensibile e ironica nei suoi confronti e – ormai in preda a un crescente delirio – fa riferimento a un loro precedente incontro avvenuto, a suo dire, in una foresta di cartone, ma che probabilmente è frutto solo della sua fantasia malata.
Su questo disperato e infelice amore, il copione vorrebbe che scendesse come conclusione un fiume di lacrime: ma come può piangere una marionetta con quel cuore di legno che si ritrova?
Dialogo di Marionette
– Perché, mia piccola regina,
mi fate morire di freddo?
Il re dorme, potrei, quasi,
cantarvi una canzone,
ché non udrebbe! Oh, fatemi
salire sul balcone!
– Mio grazioso amico,il balcone è di cartapesta,non ci sopporterebbe!Volete farmi moriresenza testa?
– Oh, piccola regina, sciogliete
i lunghi capelli d’oro!
– Poeta! non vedeteche i miei capelli sonodi stoppa?
– Oh, perdonate!
– Perdono.
– Così?
– Così…?
– Non mi dite una parola,
io morirò…
– Come? per questa solaragione?
– Siete ironica… addio!
– Vi sembra?
– Oh, non avete rimpianti
per l’ultimo nostro convegno
nella foresta di cartone?
– Io non ricordo, miodolce amore… Ve ne andate…Per sempre? Oh, comevorrei piangere! Ma che posso farcise il mio piccolo cuoreè di legno?[1] Robert Zemeckis (Chicago, Illinois,1952)
Uno dei registi più apprezzati in USA e nel mondo, inizia a girare i suoi primi cortometraggi durante gli anni del liceo (uno di questi, “Field of Honor“, vince l’Oscar per il miglior film studentesco) e dopo aver terminato gli studi alla USC si rivolge insieme al suo amico Bob Gale a Steven Spielberg, conosciuto durante una visita agli studi della Universal. Spielberg dimostra di credere subito in lui e gli affida la regia di “1964: allarme a New York arrivano i Beatles” e la sceneggiatura di “1941 – Allarme a Hollywood“. Il successo e la notorietà arrivano nel 1984 con “All’Inseguimento della Pietra Verde” dove dirige Michael Douglas e Kathleen Turner e dimostra attitudine per il ritmo incalzante e abilità nei colpi di scena. L’anno successivo con “Ritorno al Futuro” ottiene una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura. Nel 1988 rivoluziona il modo di far cinema con “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” (tre Oscar), perfetto mix di attori reali e animazioni. Dopo i due seguiti di “Ritorno al Futuro” (1989 e 1990) realizza “Forrest Gump” (1994), con il quale vince 6 Oscar (miglior film, regia, attore protagonista, sceneggiatura non originale, montaggio, effetti speciali visivi). Ultimamente ha diretto “Contact” (1997),”Le Verità Nascoste” (2000) e “Cast Away” (2001).
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