L’ultima tarantata di Pietro Zauli, Libri di Icaro, 2019

Redazione

 

È un romanzo è ambientato alla fine degli anni ’90, in un paesino della Grecìa Salentina. La protagonista è la giovane Eulalia, che vive un rapporto contrastato con la sua terra. Da una parte è profondamente affascinata ed attaccata alla natura ed alla storia del Salento, dall’altra sogna di esulare al nord. Infatti, la ragazza morde il freno rispetto ad una mentalità retriva e superstiziosa, che la vorrebbe allineata e conforme ad un prototipo di ragazza ben integrata nel clan della famiglia allargata, senza troppe pretese, ottusamente legata ad un’apparenza che non dia troppo nell’occhio. Al contrario Eulalia dà tremendamente nell’occhio: vuoi per il nome particolare, vuoi per le fattezze longilinee ed avvenenti, vuoi soprattutto per il modo di fare e di pensare, radicalmente fuori dai canoni, che spesso rasenta la provocazione.

Non essendo, quindi, inquadrabile secondo le anguste categorie locali, finisce per ricadere nell’ormai desueta definizione di “tarantata”. Ma per quanto respinga questo incasellamento obsoleto, al contempo se lo sente ineluttabilmente cucito addosso, vivendolo come un inesorabile fio da pagare alla famiglia ed alla società, per potersene finalmente affrancare.

Un testo che nella prima parte, potrebbe ricordare l’anamnesi di qualche caso clinico, si addentra, poi, nella descrizione naturalistica, storico-archeologica e soprattutto socio-psicologica della mentalità salentina.

È una storia che mette a nudo rapporti familiari nelle dicotomie repressione/differenziazione, dipendenza/libertà, autonomia/senso di colpa, con sullo sfondo “La terra del rimorso” di De Martino, come chiave di lettura del morso del ragno.

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