“La notte si avvicina” di Loredana Lipperini, Bompiani

di Fulvia Degl’Innocenti

 

Scritto in tempi non sospetti, ovvero ben prima che la pandemia travolgesse il mondo, La notte si avvicina parla di un’epidemia di peste, repentina, sconvolgente, che annienta un paese di montagna di 400 abitanti in un‘estate torrida dei primi anni duemila.

Il romanzo inizia quando già la pestilenza sta falcidiando a uno a uno gli abitanti, alternando il racconto in terza persona alla voce narrante di una delle due sopravvissute deceduta poi mesi dopo per un banale incidente domestico. È un collage di storie che si intrecciano, tutte al femminile. La più dolorosa è quella di Maria, giovane vedova che dopo essersi vista togliere la custodia dei due figli a causa della falsa delazione di un gruppo di mamme, decide di trasferirsi da Roma, in quel paese a lei prima sconosciuto. Dedita all’alcol e additata con sospetto dagli abitanti come “la straniera”, non lega con nessuno. Chiara è una scrittrice divorziata che dopo un sogno premonitore in cui lei era la custode dei morti di peste nel paese del suo ex marito, decide di raggiungere la ex suocera con cui ha mantenuto un rapporto affettuoso. Saretta, che a dispetto del nome è una donna obesa che non si è masi sposata, è la custode del paese, sa tutto di tutti, e interviene anche in modo sinistro quando avverte una minaccia. Il romanzo è giocato tanto sugli incroci delle storie, quanto sullo scavo psicologico dei personaggi. Sappiamo come andrà a finire, ma seguiamo con partecipazione l’avvicinarsi della tragedia. Anche di storie che vengono da molto da lontano: i capitoli sono come un count down e si va da quello dal titolo “Meno 4470” in cui vengono rievocati fatti in qualche modo collegati con la pestilenza di tanti anni dopo al “Giorno zero”, quando avviene il primo contagio. Tutto è collegato, c’è un destino ineluttabile che determina le sorti delle persone, ma c’è anche la possibilità salvifica che qualcuno si sottragga alla morte. C’è la minaccia, la condanna, ma anche la speranza. Una narrazione cupa ma travolgente, per un romanzo singolare e di grande valore letterario.

 

(recensione comparsa su FC 49/2020)

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