Poesia, impegno politico e frastuono del web

di Cosimo Rodia

 

La poesia nasce da una crisi individuale dice Montale o da una insoddisfazione, da un vuoto interno che “l’espressione raggiunta, provvisoriamente, colma” (Sulla poesia, Mondadori, 1997, p. 587). Si potrebbe aggiungere che essa non nasce da una istanza collettiva; potrebbe un accidente storico essere causa di una spinta emozionale, ma la trasformazione dell’accidente in versi non può che essere un fatto individuale.

Sicché, l’engagement ideologico è difficile che diventi fonte del poetare; il fatto storico-ideologico è la materia bruta che può trasformarsi in poesia nella soggettività del poeta; questo ragionamento allontana la possibilità che ci sia una letteratura impegnata in senso stretto. Ogni poeta elabora personalmente i contenuti, che sono fatti o accidenti storici, sta a lui scegliere il linguaggio, per rendere intelligibili le sue immagini, la sua percezione della realtà, le sue visioni. Per Hegel la poesia con le immagini create dalla visionarietà dell’immaginazione è come se il particolare (le cose degli uomini) si legasse all’universale (alle cose che rimangono e che hanno senso in sé stesso).

Il poeta allora è legato alla realtà ma nella libertà di leggere e vedere le cose; ciò striderebbe con l’idea gramsciana (cfr. nei Quaderni del carcere) dell’intellettuale organico opposto all’intellettuale indipendente, come ad esempio l’umanista. L’intellettuale organico, per il fondatore del Partito Comunista italiano, è uno specialista e un politico al contempo su cui grava il compito della riforma morale e intellettuale della società; solo che in Unione Sovietica il poeta pagato dalla Stato non ha avuto altra possibilità che mettersi o a disposizione della logica dominante o suicidarsi (Majakovskij).

L’impegno politico rientra nel campo delle esperienze possibili del poeta; di contro esiste l’engagement morale che è insito nel lavoro stesso del poeta, perché egli testimonia la possibilità di stare nel mondo, con un punto di vista sempre individuale, per quanto generalizzabile; egli educa alla bellezza e quindi alla sensibilità materiale; è nella vita che l’uomo cerca una profondità; così il poeta è sempre una persona impegnata: I bravi poeti sono coloro i quali evidenziano un concetto particolare dell’esistenza umana, fornendo al lettore degli elementi per leggere la realtà circostante; in questa maniera la letteratura diventa un atto politico.

Nelle epoche precedenti la letteratura è stata portatrice di idee e concetti, fruiti per lo più da aristocratici e ricchi borghesi (unici che sapessero leggere). Ora la diffusione di internet ha cambiato le carte sul banco.

La capillarizzazione delle informazioni ha modificato l’essere nel mondo, nonché le modalità di fruire delle notizie e della creatività.

Oggi si conosce tutto in modo istantaneo; inoltre, è prerogativa di chiunque pubblicare la propria produzione online; ciò rende internet un labirinto difficilissimo da percorrere, con difficoltà di distinguere il grano da loglio.

La letteratura non è una merce e non dovrebbe essere sottoposta alle leggi del mercato (Cfr. Eugenio Montale, Sulla poesia, Mondadori 1997, p. 7). Così sorge spontanea la domanda: la poesia può essere strumento umano per una rivoluzione?

Secondo Montale, la poesia è scaturigine di un lavoro “di solitudine e di accumulazione”. Sicchè più che di poesia strillata si ha bisogno di poesia che sappia esplodere al momento giusto. Affinchè la parola sia feconda è necessario che essa non sia l’emanazione di visioni parziali o partigiane; l’idea di intellettuale organico non può che avere uno spazio breve e congiunturale.

Proprio dell’engagement Montale ha scritto: “L’engagement del poeta è totale, e il poeta, in quanto uomo, può anche (ma non deve necessariamente) aderire a un partito politico; ma il poeta non è certo obbligato a scrivere versi “politici”. Può, anzi deve farlo, se l’ispirazione glielo detta. Ma l’impegno sociale non si svolge in una sola direzione obbligata” (op. cit., p. 579).

Il rapporto tra poesia e società naturalmente ha visto scrittori contrapposti; solo nel recente passato ricordiamo: Fortini da una parte e Pasolini dall’altra; oppure Pasolini e Sanguineti; oppure, Montale su una riva e la neo avanguardia sull’altra.

Ma anche questo fuoco dialettico si è via via spento. Anzi, sembra che in molti ci sia stata la consapevolezza dell’impoverimento della poesia nella società.

Dagli anni Settanta, in particolare, la poesia si è trasformata proprio come si trasformava il mondo contemporaneo. La società di massa ha modificato l’uomo e il suo stare nella collettività. Un processo che ha subito un’accelerazione col diffondersi del web. Così, oggi, ‘lo spirito dei tempi’ è diverso dal passato, mandando in soffitta la vecchia dimensione tragica di Montale.

Nonostante gli ultimi alfieri della poesia legata alla realtà come Bertolucci, Sanguineti, Fortini, Giudici, (ne dà conto l’antologia di Majorino  (“Poesie e realtà ’45-’75”), si è giunti ad un totale disimpegno.

Per Berardinelli la poesia non ha grandi possibilità di incidere nella realtà (Cfr. “Effetti di deriva”); la scolarizzazione di massa, la diffusione della cultura pop, il diffondersi del narcisismo hanno promosso visioni di un forte individualismo, da rendere la poesia un campo anarcoide o il campo dell’autoespressione.

Questo ha messo in forse i punti di vista estetici ed etici che afferiscono alla poesia, perché tutto ciò che è prodotto dal singolo non può che essere accettato in quanto tale. Non c’è più un momento di discussione o di convalida collettiva.

Se è legittima (secondo le logiche di Internet e dei social) l’autoespressione, il campo della poesia non può che essere costituito da tante monadi, in un mare magnum in cui diviene impossibile delineare sia un canone, sia una mission condivisa.

L’accesso di tutti alla produzione poetica, fa pensare che anche in letteratura si sia realizzata la democratica, ovvero, del tutto a tutti. Ciò ha portato al moltiplicarsi di gruppi e associazioni con risultati spesso poveri, manierati, asostanziali, senza utopia, ripetuti in ristrette cerchie di lettori.

La frantumazione poetica ha cancellato un idem sentire tanto che il cammino di ognuno, parte e si risolve in sé stesso.

Allora, c’è bisogno di un colpo di reni che potrebbe venire dall’editoria, ma ancor più dalla critica e dall’Accademia nel fare la propria parte, allontanando il frastuono del web e indicando i criteri di qualità che rendano utile una produzione intellettuale.

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