Riceviamo e pubblichiamo un documento dell’Associazione culturale “GRUPPO TARANTO”

 

In questi giorni si è venuto a sapere che l’Aqp (Acquedotto pugliese) ha deciso di realizzare – ed ha approvato il progetto – il più grande dissalatore d’Italia. E pensando ad un risparmio nella mega opera, vuole installare il mega dissalatore sulla foce del fiume Tara. Ma il Tara è una rarità di equilibrio ecologico-ambientale di assoluta originalità, e come tale, invece che disturbato, andrebbe protetto.

L’Associazione culturale Gruppo Taranto ha inviato alla comunità tutta, attraverso il suo presidente, questo documento. Nella speranza di fermare l’idea che, come dissalatore è giusta, come progetto anti ambientale no, e va invece corretto.

Ha anche consegnato una lettera al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano perché intervenga perché il fiume Tara sia salvato.

 

Il più grande dissalatore d’Italia sorgerà

a Taranto. Bene. Ma lasciamo in pace

il fiume Tara.

Il più grande dissalatore d’Italia sorgerà a Taranto. È senz’altro un’opera che serve ed è un motivo di orgoglio, specie quando l’opera sarà realizzata.

Ma è un errore di una gravità senza pari che si pensi di realizzarlo alle sorgenti del fiume Tara. Realizzarlo in un bene culturale paesaggistico compromettendo per sempre un ambiente che ha nella sua biodiversità un equilibrio ecologico molto delicato, è inconcepibile. Ancor più ai giorni nostri, nei quali la coscienza del rispetto dell’ambiente è insegnato anche alle nuove generazioni, come dovere.

L’utilizzo dell’acqua del fiume Tara e della sua foce farebbe in  breve tempo uno sconvolgimento ecologico e produrrebbe un impoverimento del livello delle sue acque, ma soprattutto toglierebbe alla comunità tarantina uno dei suoi beni culturali ambientali e storici di fondamentale importanza. Il Tara, il suo nome è legato al toponimo della città, con il Galeso sono gli unici corsi d’acqua della zona urbana. Sono un tutt’uno con la loro storia e con la qualità della loro esistenza.

Il fiume Tara va lasciato in pace!

L’idea che le acque del fiume alla sua sorgente siano meno saline, e farebbero di un po’ risparmiare economicamente le spese di dissalazione, ha il diritto di fregiarsi della sua distruzione ecologico-ambientale?

Gli altri dissalatori al mondo vengono costruiti sulle sorgenti dei fiumi? Il dissalatore si faccia sul mare, in uno dei luoghi già distrutti di questa città che ha sacrificato all’industrializzazione, in maniera esponenziale, i suoi migliori territori.

Quando il dissalatore sarà pronto fornirà all’attuale (moribonda) acciaieria l’acqua che le occorre: è la principale preoccupazione odierna; ma con il regalo della distruzione del Tara. È un sacrificio da raccontare alle centinaia e centinaia di cassintegrati che vengono regalati continuamente alla comunità; e alle migliaia di morti e malati di cancro che in sessant’anni di pretesa industrializzazione sono stati il tristo regalo ai tarantini.

La città di Taranto deve dire la sua su decisioni così fondamentali come quella di toccare un suo ambiente importantissimo. È un obbligo intervenire in merito. Comune e Provincia si pronuncino e, ci auguriamo, in difesa del fiume.

Quando nacque l’Italsider si squillava: È nata la più grande acciaieria d’Europa, “per una Taranto più grande!” Ora si squilla che nascerà il più grande dissalatore d’Italia, un orgoglio “per una Taranto più grande!” Ci ricorda lo squillare di ottant’anni fa, für ein Großdeutschland = per una Germania più grande.

Attenti alle ambizioni di grandezza! A Taranto hanno prodotto le tragedie ambientali ed occupazionali che abbiamo sotto i nostri occhi.

Aldo Perrone

(Presidente dell’Associazione culturale Gruppo Taranto)

 

 

 

 

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