Da qui si vede il mondo intero di Enne Koens, Camelozampa, 2023

di Cosimo Rodia

 

È una storia di solitudini, di nuove famiglie, di bigottismo, ma anche di solidarietà e di amicizia. A parlare è Dee, la protagonista di dieci anni, figlia di una ragazza madre ancora minorenne, che le istituzioni aiutano ad avere una casa e un lavoro. La piccola non somiglia alla sua genitrice, così le sorge il dubbio che non sia una figlia naturale. La narrazione subisce uno scatto in avanti quando Dee trova una lettera dall’indirizzo sbiadito, così indaga sul mittente e sul destinatario. La ricerca è piena di colpi di scena e di situazioni esilaranti, finchè non scopre, tra tanti falsi indizi, di avere dei nonni, una zia e, finanche, un papà, che a sua volta ignora di esserlo. Finalmente mamma e figlia si raccontano ed entrambi capiscono che il silenzio alza muri, mentre il dialogo potrebbe abbatterli.

Oltre alla fabula, poi ci sono intrecci e diversi personaggi, per lo più tragici, come il maestro Mo o come la famiglia sbrindellata dell’amico Kevin, oppure come la vita sfortunata del postino Bilal…

Un bel romanzo corale, in cui oltre alla critica delle famiglie troppo chiuse e punitive, al centro della narrazione è posta la fragilità dei fanciulli nel processo magico e misterioso che dall’eteronomia porta all’autonomia, un passaggio sempre in un mare in tempesta, per cui sono necessari i punti fermi, per sostenere questo passaggio ineludibile e naturale.

Anche i pensieri di Dee di considerarsi figlia illegittima rientrano evidentemente nel bisogno di certezze dei fanciulli, di punti di riferimento; dubbi, poi, che possono essere fugati col dialogo e con il calore umano.

L’altro tema non secondario del romanzo è la realtà monogenitoriale delle famiglie moderne, in cui non è sottaciuto il bisogno del soggetto in formazione di avere un papà come bisogno naturale ed inalienabile, tanto che Dee scrive sul suo diario al padre ancora sconosciuto, proprio a conclusione della storia: “Ti troverò, vedrai. Intanto, fino a quel giorno, scriverò chi sono così non ti sarai perso niente”.

Un libro che nella seconda metà diventa un vortice di emozioni, sia per i colpi di scena, sia per i casi umani narrati.

Nonostante tante solitudini, scomposizioni e ricomposizioni di famiglie, rancori che frenano i rapporti affettivi, pregiudizi, rimane un libro amaramente positivo sia per il lieto fino, sia per il ruolo delle istituzioni che non lasciano indietro nessuno, sia ancora per il sentimento d’amicizia che diventa essenziale e  senza il quale non si crescerebbe con la giusta fiducia in se stessi; nella fattispecie, per Dee parlare col suo amico Vito è un modo per sgombrare la nebulosa e acquisire sicurezza e fiducia nel prossimo.

Importante, infine, è lo stile leggero dell’Autrice, immediato, con molte parti dialogiche, da rendere il libro un ottimo strumento per affrontare problemi scottanti, senza che il tragico sia mai messo in primo piano, sorvolando appunto sui particolari, rendendo le difficoltà meno buie ma non per questo meno reali.

 

 

 

 

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