“L’isola di Gary”: le ragioni di un libro 

di Maria Pia Latorre

 

La poesia non ha finalità e non si spiega, ma comunica; comunica il vissuto artistico dei poeti. Nella raccolta “L’isola di Gary”, con prefazione dello studioso Sandro Marano, accorte voci poetiche si sono riunite per cantare la natura, una natura che appare oggi visibilmente in sofferenza. Non è dunque arrivato il momento che la poesia se ne occupi con coscienza?

“Non c’è strumento più potente, fondativo, profondo della Parola. In pochi sanno, o soprattutto comprendono, che la Parola è quanto di più rischioso si possa far vivere, quando Essa coincide esattamente con ciò che siamo. Ce ne rendiamo conto tardi, quando capiamo che ciò che abbiamo appena detto non tornerà più indietro, nel bene, soprattutto nel male. Ancor di più, quindi, quando le parole si scrivono, restando fisse per sempre su carta come stelle o firmamenti; oppure restando per sempre immobili come pietre o inutili “oggetti” che della realtà invisibile poco hanno colto. Questo rischiano i poeti: la derisione o il successo, l’infamia o il silenzio dell’indifferenza. Quando utilizzano la Parola, i poeti rischiano più di tutti nel “compromettersi” quotidianamente e amorevolmente in questo ‘Mare’. Ma la consolazione, per la posta in gioco, di fronte alla Bellezza dei suoni quando coincidono con il loro senso commuovono sempre, chiunque” (Raffaello Volpe).

All’appello, per comune urgenza, hanno, dunque, risposto trentatré poeti di grande sensibilità: Cataldo Accetta, Mariateresa Bari, Annarita Campagnolo, Marta Maria Camporeale, Simona Chiesi, Letizia Cobaltini, Rosa Colella, Rosa Costantino, Maria Curatolo, Vito Davoli, Orietta De Giorgi, Nicola De Matteo, Mauro De Pasquale, Ezia Di Monte, Piero Fabris, Dina Ferorelli, Zaccaria Gallo, Anna Gramegna, Luigi Lafranceschina, Cosimo Lamanna, Maria Pia Latorre, Elvira Leone, Monica Messa, Vittorio Nicolardi, Gianni Antonio Palumbo, Maura Picinich, Daniela Pinassi, Paolo Polvani, Cosimo Rodia, Pasqua Sannelli, Elisabetta Stragapede, Raffaello Volpe, Giuseppe Zilli.

Gary è Gary Snyder, poeta ecologista americano, autore della raccolta “L’isola della tartaruga”, una delle opere che negli Stati Uniti più ha fatto scalpore per il forte tono di denuncia dei disastri ambientali perpetrati dall’umanità negli ultimi millenni, frutto di un agire dissennato e spregiudicato, irrispettoso e vorace nei confronti della Terra, vissuta a lungo come semplice territorio di razzia e di contesa.

Sono davanti ai nostri occhi gli effetti di tanto sfacelo e tutti ne stiamo cominciando a pagare le pesanti conseguenze.

Oggigiorno dobbiamo fare i conti con danni ambientali di vastissima portata, e non è più sufficiente pensare a piccoli ‘aggiustamenti’ e correzioni da porre in essere, no, qui ci troviamo di fronte ad una catastrofe preannunciata da tempo e che necessita di un immediato cambiamento di rotta.

Continui i colpi inferti quotidianamente all’ambiente, senza il benché minimo tentativo di dare una frenata al procedere suicida dell’umanità che, come un treno a folle velocità, sta andandosi a schiantare verso la catastrofe.

Dallo scioglimento dei ghiacciai ai cambiamenti climatici alla deforestazione allo smaltimento dei rifiuti alle migrazioni, il pianeta appare oggi un luogo malato.

La sostenibilità ambientale è ormai urgenza globale per la sopravvivenza, ma assistiamo al continuo disinteresse della politica.  Si tende ad affrontare i guasti ambientali in modo superficiale quanto inefficace, come se si trattasse di realtà scomode da rimuovere dall’inconscio collettivo, per dirla con Jung.

Siamo ormai abituati a legare il concetto di sviluppo con quello di crescita economica; ma è ormai evidente che non potrà esserci una crescita economica all’infinito; è da folli pensare che il sistema economico mondiale possa reggere ancora a lungo.

Occorre mettere in atto strategie economico-ambientali innovative. Il concetto di sviluppo deve essere modificato nella direzione di sviluppo sostenibile e cioè di uno sviluppo che impatti scarsamente sull’ambiente.

Da qui il proliferare di nuove filosofie di vita suggerite dai pensatori contemporanei; tra queste, una che sta riscuotendo notevole successo è la cosiddetta ‘ecologia profonda’.

Gary Snyder, a cui è stata dedicata l’antologia “L’isola di Gary, è il teorizzatore della ‘Wildnerness’, cioè ‘Grande Flusso’. La natura, da sempre, ha il potere di regolare e unire la vita di tutti gli esseri viventi e non viventi. Tornare ad essere in armonia nel ‘Grande Flusso’ significa, dunque, riappropriarsi di se stessi, in uno stato di felicità autentica, in cui non esiste una dissociazione tra uomo e natura, bensì in cui essi sono in perfetta armonia e in reciproca interazione. Il poeta americano, nelle sue accorate poesie, prende atto del disastro ambientale, ma non si arrende di fronte alla rovina, invitandoci a “ripartire dal primario, dalla grana delle cose”, convinto che siamo ancora in tempo.

Invito il Lettore ad accostarsi a queste poesie con uno sguardo di solidale amore verso il futuro del Pianeta.

 

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