Sandro consiglia
di Sandro Marano
Innanzitutto, Primavera silenziosa (Feltrinelli, 2023, € 16) di Rachel Carson (1907 – 1964), la biologa statunitense che con questo testo, pubblicato nel 1962, suscitò grande scalpore negli USA perché denunciava con una poderosa documentazione scientifica gli effetti nocivi dei pesticidi (insetticidi ed erbicidi), che meglio sarebbe chiamare “biocidi”, sulle piante, sugli animali e sull’uomo stesso, smascherando gli interessi dell’industria chimica e proponendo in agricoltura collaudati metodi di lotta biologica non nocivi e non invasivi. Dopo la sua pubblicazione una commissione d’inchiesta appurò la fondatezza delle accuse mosse dalla Carson, che fu oggetto di una campagna diffamatoria, con la conseguente messa al bando del DDT e il varo dei primi provvedimenti a tutela dell’ambiente. Scriveva la Carson: «Siamo dunque caduti in uno stato di ipnosi tale da farci accettare come inevitabile ciò che è negativo e dannoso, quasi che avessimo perduto la volontà o la lungimiranza di tendere a ciò che è bene?». Un classico dell’ambientalismo, che torna prepotentemente di attualità nel momento in cui la commissione europea ha autorizzato, a luglio di quest’anno, l’uso di un controverso erbicida come il glisofato. E a proposito di coloro che negano i cambiamenti climatici in atto per non cambiare il modello di sviluppo, valga questa sua ulteriore considerazione: «La rapidità dei mutamenti in atto e la velocità con cui si producono situazioni sempre nuove derivano non già dal susseguirsi degli eventi naturali, ma dalla smania violenta e avventata dell’uomo». Non finirò di scrivere sul mare (Mondadori, 2019, € 18) di Giuseppe Conte è uno straordinario poema d’amore per il mare che è natura, storia e mito, che è vita, che è gioia e dolore, avventura e libertà, ma anche rischio e disperazione. Come nel mare confluiscono mille e mille corsi d’acqua, così in questa raccolta confluiscono tutti i temi cari al poeta ligure, dal viaggio alla passione erotica, dagli affetti familiari alle riflessioni sapienziali sull’esistenza. In questo testo ricco di suggestioni e di forme poetiche il poeta del mitomodernismo si rivolge – e qui gli rubiamo alcuni versi – a:
«quelli che nella loro vita hanno almeno una volta abbracciato un albero, stretto il petto contro la sua corteccia, quelli che sanno di avere le proprie radici in cielo, che si aprono nell’azzurro una breccia,quelli che hanno visto in una conchiglia sulla battigia il mantello della dea Venere che vuole approdare in terraferma, quelli che navigano, cercano, non hanno mai avuto paura di dove li porterà la loro ricerca senza posa,quelli che amano storie con bei personaggi carnali e trame che assecondino i fili nascosti del destino,quelli in cui con gli anni il desiderio di candidamente, disinteressatamente, meravigliosamente cambiare il mondo non cede,quelli che sanno che è l’amore a muovere tutto, che è l’amore che muove Omero e muove il mare.»
È senz’altro, a mio avviso, il più bel libro di poesia pubblicato negli ultimi vent’anni.
Bléche (Eclettica, 2022, € 16) di Pierre Drieu La Rochelle (1893 – 1945). Scritto nel 1928 e considerato a torto tra le opere minori di Drieu, Bléche è senz’altro un piccolo capolavoro, un «romanzo di accadimenti e di inquietudine» (Colette). Il protagonista del romanzo, Blaquans, è un affermato giornalista politico, che non vive però in famiglia, ma in una stanza disadorna d’un bel caseggiato nei pressi di Notre-Dame. È in questo luogo, che assomiglia vagamente alla cella di un monastero, che egli scrive i suoi articoli di fondo, meditando sui grandi temi dell’esistenza. Ma ecco d’un tratto accadere qualcosa che turba profondamente la sua quiete: la sparizione dei preziosi gioielli che la moglie gli ha regalato e di cui sospetta la sua segretaria, la giovane Bléche.
In realtà dietro i sospetti nutriti nei confronti di Bléche si cela ben altro. All’indagine propria di un giallo sul presunto furto dei gioielli si aggiunge nel romanzo la serrata e sottile analisi psicologica sulla natura umana e sul rapporto problematico che lega l’uomo alla donna.
L’amore, sembra volerci dire Drieu, al giorno d’oggi è una passione triste. E, se è vero che la letteratura è una forma edulcorata della confessione, questa confessione ci riguarda tutti.
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