Le mogli dei poeti

di Sandro Marano

 

Le mogli dei poeti hanno un’aria sorniona come i gatti di Baudelaire. I loro occhi, dove l’agata si mescola al metallo, sono profondi e freddi. Certamente ne sanno una più del diavolo… purché non siano esse stesse delle poetesse. In tal caso quel che dico non vale e i loro mariti, perfetti cicisbei, sono un po’ da compiangere. Beh, se poi entrambi, marito e moglie, sono poeti, ahinoi!… fanno faville all’inizio, sono tutt’e due miele e carezze, poi fuoco e fiamme e tutto finisce in cenere…

Le mogli dei poeti, che non sono poetesse, dunque, le osservo con attenzione… annuiscono soddisfatte, mentre i loro mariti declamano i versi, o affrontano dotte disquisizioni di semantica e si fanno reciprocamente vivissimi complimenti o si lanciano velate ingiurie…

Ma loro restano imperterrite… sì, è vero, hanno l’aria di dire: “ma che vogliono dire?”… perché le mogli dei poeti non hanno capito un’acca di quei versi astrusi, pieni di inversioni e di parole desuete, e poi… con quei  loro oscuri riferimenti… letteratura, puah!… quel che conta è altro… è che fino a quando i loro mariti perdono il tempo con queste corbellerie, con queste grullerie, con le rime e le figure retoriche, possono dormire su sette guanciali, nessun’altra donna comparirà all’orizzonte a insidiarle il marito…

Le mogli dei poeti hanno gli artigli ritratti… di tutti i poeti assolvono solo il giocoso Palazzeschi che ebbe a dire del poeta: lasciate pure che si sbizzarrisca,  anzi è bene che non la finisca… Le mogli dei poeti, se proprio hanno voglia di cinque minuti di poesia, ebbene ascoltano, senza parere, Siamo qui, e insieme a Vasco canticchiano: ma com’è, ma cos’è, ma dov’è?…

Le mogli dei poeti, che strane creature!

 

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