La gioia di scrivere di Wisława Szymborska, Adelphi, 2009

di Claudia Zuccarini

 

La gioia di scrivere raccoglie l’intera produzione poetica di questa cesellatrice di versi e và letta lentamente, gustandola poco alla volta, per poter rinnovare lo stupore della vita, spesso perso nella routine quotidiana.

La Szymborska ci allieta con i dettagli, con lo spettacolo della vita descritto tramite inezie, piccoli oggetti, tramite l’amore in senso lato e la percezione capovolta dello scorrere del tempo.

Meravigliosi tutti i componimenti, alcuni davvero da leggere e rileggere per la grazia in essi celata. Il lavoro introduttivo e di traduzione di Pietro Marchesani è egregio.

Quando certi dolori dell’anima si stemperano, è possibile riavvicinarsi alla poesia, non senza una nota malinconica.

 

Opera buffa

 

Passerà il nostro amore,

e poi cento e altri cent’anni,

poi saremo ricongiunti:

 

commedianti lui e lei,

e del pubblico gli amati,

finiremo sulla scena.

 

Una farsa con ariette,

qualche ballo, molte risa,

un buon quadro di costume,

molti applausi.

 

Sarai buffo certamente

sulla scena, un geloso

incravattato.

 

La mia testa in subbuglio,

il mio cuore e l’orgoglio,

sciocco cuore che è spezzato

e l’orgoglio calpestato.

 

E così c’incontreremo,

lasceremo, risa in sala,

sette passi, sette leghe

tra di noi c’inventeremo.

 

E quasi non bastassero

i dolori della vita

– ci uccideremo con le parole.

 

Poi faremo un bell’inchino

che alla farsa porrà fine.

Tutti a letto se ne andranno

divertiti da morire.

 

Loro – liete vite avranno,

e l’amore domeranno,

una tigre stesa ai piedi.

 

Noi – per sempre un po’ così,

con berretti di sonagli,

barbari dai loro trilli

incantati.

 

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