EMERGENZA SCUOLA (III Parte ed ultima)

di Enrico Campanelli

 

Premessa

Il contenuto di questa lettera è stato discusso e condiviso da un gruppo di docenti di diverse parti d’Italia, denominato: “La nostra scuola: cultura, passione e relazione”, promotore tra l’altro del Manifesto per la nuova Scuola, sottoscritto anche da Vito Mancuso, Dacia Maraini, Salvatore Settis, Lucio Russo, Ivano Dionigi, Donata Meneghelli, Mario Capasso, Filippomaria Pontani, Adriano Prosperi, Luciano Canfora, Carlo Ginzburg, Tomaso Montanari, Alessandro Barbero, Massimo Recalcati, Gustavo Zagrebelsky ed altri importanti intellettuali.

 

 

3. Il tempo per il docente

La legge 107/2015 ha introdotto la formazione permanente e obbligatoria per i docenti. Cosa buona e giusta, se di formazione vera si trattasse. Ma siccome nel nostro paese la burocrazia non è un mezzo per fare cose, ma è un mostro che si sostituisce alle cose, il risultato è stato la proliferazione dei “corsifici”, che in cambio di (per lo più) inutili corsi, dove la cosa che conta meno sono i contenuti e la misura in cui tali contenuti vengono acquisiti dai docenti, vengono remunerati direttamente dallo Stato o dai soldi della Carta del docente, che sempre dello Stato sono. La stragrande maggioranza dei corsi sono relativi alle nuove metodologie didattiche, quasi sempre inutili, sia le metodologie, sia i corsi. Non vogliamo colleghi che ci spieghino come fare presentazioni Power Point, o che ci rispieghino la nostra disciplina, o che ci facciano vedere come si usa una tavoletta grafica, o come mettere insieme una lezione accattivante (perché siamo tutti bravi a farne una da un’ora, su un argomento che si presta, impiegandoci una settimana a prepararla). Vorremmo invece veri esperti di didattica, ricercatori sul campo, che illustrino sulla base della letteratura scientifica, le pratiche efficaci e quelle erronee associate alla lezione frontale dialogica, che è ancora la vera colonna portante della didattica, checché ne dicano i novelli esperti di didattica del Ministero dell’Econ…ops, pardon, dell’Istruzione.

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