La scienza poetica: “Il Duetto “
di Barbara Gortan
Bisognava trovare un nuovo nome per l’ultima spider, nata nell’azienda automobilistica dell’Alfa Romeo, adatto a configurarla come “la macchina delle emozioni”.
Sabrina, Donata, nomi di fiori, di pesci, di venti, località turistiche: da Acapulco, a Capri, a Miami, qualcuno propose di chiamarla con il nome del suo paese. Il sindaco di Soverato in Calabria, voleva che il nuovo modello Giulia Spider dell’Alfa Romeo si chiamasse “Soverato”. Il Principe di Olanda suggerì il nome Diana, Diana cacciatrice e sua madre invece consigliò quello di Garibaldi. Altri lanciarono i nomi di tutte le artiste, le dive, le regine, le principesse che facevano le attrici. I nomi di condottieri, i nomi di piloti famosi. I nomi di animali, quelli dei sommi del passato: Michelangelo, Dante, Leonardo. Il poeta Leonardo Sinisgalli, membro della giuria preposta alla scelta del nome dell’automobile, disse che uscì fuori lo scibile, tutti nomi presi dai vocabolari, dai dizionari, dell’enciclopedia. Non ci fu un grande sforzo di fantasia, nessuno inventò un nome come Kafka che ideò Otradek, (nome sembrerebbe di origine slava) non lo fece nessuno. Non essendoci poeti come D’Annunzio che diede il nome alla Rinascente, per il concorso bandito dell’Alfa Romeo, in occasione della presentazione a Ginevra della nuova spider, si rivolsero democraticamente al pubblico degli appassionati dell’automobile, sperando nella potenza creativa della gente comune. Ci fu un plebiscito sui nomi più popolari, per esempio arrivarono quattromila proposte di darle il nome di Pinin Farina, il grandissimo carrozziere morto da poco e anche il nome squalo ebbe tanti di voti, quasi tremila.
Nel ‘54 fu deciso quel bellissimo e romantico nome shakespeariano, Giulietta, il primo nome di ragazza dato a una vettura italiana, suggerito ai dirigenti dell’Alfa Romeo, durante una cena, proprio dalla moglie del poeta lucano Leonardo Sinisgalli, la signora De Cousandier.
Tra le centoquarantunomila proposte giunte da quasi tutto il mondo, l’anonima lombarda fabbrica automobili, scelse una parola di due sillabe dalla pronuncia pulita “Duetto”, il cui senso non si consuma subito. Il poeta lucano spiegó, che come parola, anche dalla grafia stretta con queste d e queste t è già un bel nome, un nome raffinato, un nome il cui senso vuole dire armonia doppia: questa macchina realizza un’armonia tra la grazia e la forza e nello stesso tempo armonia in doppia, cioè tra chi guida l’auto, il pilota e il suo o la sua partner.
Anche la natura del poeta Sinisgalli, è data dall’accoppiamento di due voci ineguali, due strumenti, due linguaggi diversi, noto come il poeta ingegnere o il poeta delle due muse, per il fatto che in tutte le sue opere ha sempre fatto convivere la cultura umanistica e cultura scientifica.
La lingua italiana è nata come strumento di comunicazione scientifica. Il Convivio di Dante Alighieri, fu un manifesto di diffusione e democratizzazione della cultura, un “banchetto di scienza e sapienza”. La biblioteca di Leopardi era ricchissima di libri di chimica, astronomia, matematica e fisica. Il poeta premio Nobel Montale si diplomò in ragioneria e si formò attraverso un percorso libero da autodidatta, Quasimodo, anche lui premio Nobel per la letteratura si diplomò all’istituto tecnico Matematico-Fisico.
Il linguaggio scientifico è meno ridondante e ambiguo, e contemporaneamente più strutturato e rigido, quello letterario è più teso alla comunicazione di emozioni, retorico, libero, è basato più su analogie e giustapposizioni che su deduzioni.
È comprovato che delle competenze scientifiche creano una certa originalità di pensiero.
L’acutezza, l’analiticitá, l’arguzia, connesse al mondo della scienza sono capaci di cogliere sfumature che regalano versi intensi, vivi, intelligenti.
Non brucerò il suo ritratto
Restano sempre le cose più insignificanti
a sopravvivere, fourrures, souvenir,
l’amante che ti morde l’orecchio,
Il più sciocco, il più vecchio
ti gira intorno, ti guarda morire.
L’amore arrivò davanti a me
come un dannato.
Sceglieva per i nostri riti
le ore del mattino.
Voleva essere strozzato
in una gelateria vuota.
Sarebbe salito su un palco nudo,
alla gogna, colpito da pietre e flagelli
senza dolore, senza vergogna.
Ma i banditi d’amore vanno all’inferno.
Finché vivo, finché affogo
non brucerò il suo ritratto.
Parlerò col fuoco, parlerò col gatto
queste sere d’inverno.
(Leonardo Sinisgalli)
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