Un giorno adesso di Oronzo Liuzzi, Transeuropa, 2023

di Silvia De Luca

 

La vettura si ferma ogni tanto per consentire la discesa del pensiero incessante di una poetica lieve da un linguaggio acrobatico, innamorato e a tratti disconnesso, com’è tipico di una perfetta incalzante sgrammaticatura che presenta insoliti percorsi di parole, molto più che pensieri in versi.

Tradurre le atmosfere semantiche di Oronzo Liuzzi è difficile ed avvincente, è come un assalto alla diligenza: Liuzzi, dalla sua locomotiva, spara: spara parole, proiettili, al cuore asfittico e artificiale dell’uomo moderno, completamente immerso nel doppio tempo dell’esistenza: allora come ora!

Il verso liuzziano, dal forte potere evocativo (immagini?) e dal tratto sottile e propulsivo, a inchiostro di china, è denso d’ingranaggi come nella sua ultima raccolta dal titolo scuotente, profetico ed al contempo introspettivo, tutto rivolto all’individuazione dell’uomo moderno, passeggero insolito di un percorso incentrato sul consumo del tempo; una specie di collasso che sorprende e destabilizza la sua quiete apparente, robotica, restituendo vigore ed eccitamento al decorso della sua esistenza.

Mutante, algoritmico, artificiale con forti languori di fame e di sete tecno-logica, l’uomo liuzziano, che ha smarrito il battito del cuore, è affetto da dolore meccanico: “Il dolore intralcia la manovella del grammofono” e viene fuori stridulo sulle note di un’ “amara terra mia bella tra gli uliveti senza speranza” per far posto anche ad una schifosa nostalgia da preferire all’amore finto propagandato da miti e popstar. D’amore, di luce, di morte e di rifiuto della profanazione del sé più profondo, è colmo il sentire dell’Autore fino al desiderio d’amore, di un ” insaziabile desiderio sfrenato dell’amore”.

Quante coincidenze e definizioni sul doppio binario di questa ‘libropera’ di versi. Da “man you’re sick wurstel” all’ “indesiderato cogito ergo sum”: si tratta di una riflessione estrema ed eroicamente pungente; ma estremo ed impersonale è il pensiero dell’uomo moderno che rifiuta l’analisi del Tempo, di Dio, del Mistero in favore della dissolvenza nel presente, nel fluido del presente, nel presente fluido. Eppure, a ben pensarci, come dice il poeta, siamo tutti “nati dalle rovine di un borderline rosso fuoco… meravigliosi aquiloni volanti… viaggiatori lo siamo senza ombra di dubbio tutti e lunghe sono le peripezie lunghe”.

 

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