Piccole preistorie di Guido Quarzo, illustrazioni di Andrea Rivola, Parapiglia, 2024

di Cosimo Rodia

 

Quando il mondo è stato denominato nelle sue parti? Risponde Quarzo con una trovata veramente acuta: crea un narratore scanzonato che racconta una serie di esperienze, senza un filo di diacronico, giungendo a dare risposte sui generis.

Così, quando l’uomo non usava ancora la parola, grazie all’osservazione dello sciabordare delle onde del mare, che giungono a riva e si ritraggono, producendo suoni diversi, comprende lo scandire del tempo. Poi, l’autore spiega come sia nato il bisogno del baratto; come siano nate le prime bambole, con degli espedienti comici; poi, spiega come i primi uomini abbiano dato il nome alle cose, per distinguerle l’una dall’altra; inventa una storia circa la prima lettera d’amore (Un uomo e una donna abitavano in villaggi diversi, divisi da un fiume; quando le piene non permisero l’attraversamento, la donna, dall’altra parte della sponda, prese una “corteccia di betulla[…]. Poi [la] baciò[…] se la sfregò sulla punta del naso e infine la lasciò cadere nel fiume”. L’uomo la recuperò, la conservò e quando poté transitare il corso d’acqua gliela portò). Ecco, il sentimento d’amore esplodeva anche quando l’uomo non aveva ancora piena consapevolezza della sua forza travolgente.

Poi, è la volta di come sia nato il primo bar; infine, come l’uomo abbia iniziato a parlare di tutto e di niente, giungendo a discriminare gli aspetti invisibili e concettuali.

Il volume, illustrato da Andrea Rivola, è sicuramente una bella invenzione, già apparso con le Nuove Edizioni Romane nel 2007, oggi rieditato con la nuova editrice “Parapiglia”, con un sostrato concettuale, che tende a spingere i giovani lettori a compiere un salto all’indietro, per mettere a fuoco come l’uomo sia riuscito a dare ordine, a classificare, a mettere in chiaro, a porsi il problema delle cose, distinguendo il particolare dal mare magnum dell’indistinzione.

Un libro sapientemente scritto che aiuterà i soggetti in formazione ad acuire il senso critico, a porsi domande, a sviluppare lo spirito euristico, a guardare il mondo circostante con attenzione, comprendendo come il presente sia il frutto di una grande evoluzione umana; inoltre, è scritto con un linguaggio ironico, semplice, veloce (tipico dell’autore torinese) e con l’uso abbondante dell’apostrofe, capace di trascinare il lettore nelle storie raccontate.

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