Bari – “Carezze di perdono” alla libreria “Roma”

di Margherita Bufi

 

“Carezze di perdono – Poesie” di Giuseppe Zilli (Besa Edizioni, Prefazione di Cosimo Rodia), è l’emblematico accattivante titolo scelto dall’autore (redattore della rivista La Vallisa e componente della Comunità letteraria dell’Università della poesia Jimenez), per la sua ultima silloge, presentata il 20 maggio a Bari, presso la storica Libreria Roma.

Un lunedì letterario speciale, sia per la natura dell’opera, una narrazione poetica su Gesù, (anche se il nome Gesù non è pronunciato neanche una volta nel testo) e per la poliedricità e l’originalità del Nostro (scultore, poeta, animatore culturale), sia per i contributi critici dei professori Daniele Giancane e Cosimo Rodia.

Zilli ama scolpire le pietre, è solito dialogare con esse, manipolarle, lavorarle, ricavandone interessanti suggestioni e profonde riflessioni.

Le sue pietre parlano. E parlano anche in questa raccolta di poesie, proiettandoci nel suo mondo, nella sua ricerca, nel suo percorso umano e spirituale.

Daniele Giancane, dopo aver presentato l’Autore, evidenzia che la storia narrata nella silloge non è la storia di Gesù in versi, ma piuttosto un racconto poetico nato dai sentimenti provati da Giuseppe nei confronti di Gesù. Le sue poesie sono illuminazioni, momenti zen, in cui alcuni temi ricorrenti (come ad esempio il silenzio e la paura) si condensano in tre/quattro pagine consecutive, alternandosi tra loro. Quello di Zilli è un Gesù che non fornisce risposte ma pone domande, è un formidabile maestro spirituale che interroga, che chiede al lettore chi è.

“Carezze di perdono” è un libro che inquieta, come spesso fa la buona poesia, un libro che sa di pietra, di pietre viventi, dotate di anima, per penetrare l’oltre, un libro che poggia sull’universalità dei sentimenti, condivisibili coralmente (Antonio Machado).

Seguono le letture di alcuni componimenti tratti dalla silloge, a cura dei membri della comunità letteraria, poi prende la parola Cosimo Rodia.

È raro che si parli di Gesù in versi, soprattutto ai nostri giorni, afferma il professore.

Eppure ci sono stati autori che l’hanno fatto, tra cui Giuseppe Berto, Giorgio Saviane, Luigi Santucci, Diego Fabbri, Natas Salvalaggio, Cosimo Fornaro, narratori dimenticati del secondo Novecento italiano. Sono riscontrabili delle sovrapposizioni formidabili soprattutto tra Zilli e Santucci, continua Cosimo Rodia.

Zilli attraversa la vita di Gesù per soffermarsi sul senso della sua esistenza, sulla sua etica, sui luoghi dell’anima, i soli capaci di disserrare l’oscurità e il male per aprirsi al cambiamento e a nuove dimensioni. Nei testi dell’Autore emergono contraddizioni che non si possono spiegare con la ragione.

Emerge un dramma – evidenzia la professoressa Elisabeth Ferrero dagli USA, in collegamento online – un dramma che va oltre le domande, che va oltre la vita di Gesù, un dramma in poesia, rappresentato in un tempo dilatato. Un lavoro stupendo.

Si apre il dibattito e ci si confronta sul contenuto del libro, sui pensieri sottesi, sulla fede, sulle scelte grafiche, sull’uso della punteggiatura, sugli acquerelli, sulla copertina.

Ma è tardi, sono le 20.00, è ora di lasciarsi, di salutarsi, storditi dal fascino della poesia, con molte domande in testa e qualche inquietudine.

 

“Si cerca la verità

nelle scatole di cartone

che imballano miti

o nelle pietre lavorate

che aprono finestre

sui giacigli di marzapane.

la verità esiste nei cuori

leggeri che soffiano silenzi.”

 

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