di Claudia Zuccarini Ermal Meta è un bravo cantautore, ma scopriamo essere anche un bravo scrittore. Con questo romanzo d’esordio l’autore mostra una maturità stilistica notevole, che si evince dalla trama ben congegnata e dai quadri storici documentati e diluiti nei dialoghi per non renderli pesanti. La musica salva Kajan, il protagonista, da atrocità e dolori indigeribili, restituendogli una speranza difficilmente coltivabile. Sullo sfondo ritroviamo l’Albania, prima occupata dai nazisti e poi dal socialismo dittatoriale, con lunghe incursioni in Germania e negli Stati Uniti. Meta descrive bene gli orrori del socialismo di tutti i paesi dell’Est, dipanando una storia avvincente e non ripetitiva con personaggi coinvolgenti. Lo stile fraseologico è un fiume che scorre rapido, con strutture dialogiche che stemperano la pesantezza di vite provate e delegittimate.
Non spaventi la mole del libro perché le pagine si susseguono senza stancare e toccando le corde emotive.