Ricordati di ricordare, IC San Cesario-San Donato di Lecce, 2024
di Cosimo Rodia
Il lavoro didattico realizzato nell’I.C. di San Cesario e di San Donato di Lecce, dalle insegnanti: Anna Donata De Blasio, Cuna, De Luca, Greco, Pati, Serafino, con la piena condivisione della DS, Maria Stella Colella, è una ricchezza lasciata in dono non solo ai piccoli ricercatori, ma anche agli adulti che possono leggere gli aspetti peculiari di una civiltà oramai in declino. Si pensi che i fratelli Grimm raccolsero le loro 201 fiabe dalla oralità, per cristallizzare la cultura del popolo tedesco, sostrato fondamentale per una nazione che ancora doveva nascere. Ecco, allora, l’importanza del laboratorio “Ricordati di ricordare”, un’operazione demologica (incentrata sulle tradizioni orali degli strati subalterni) che contiene conte, ninna nanne, proverbi, filastrocche e “cunti” radicati nella realtà contadina del Salento, quando imperava la ‘civiltà del vicolo’, ovvero una vita di comunità che costituiva una sorta di famiglia allargata, in cui zii e nonni, vicini di casa e paesani facevano parte di un ‘unicum’.
Una civiltà che si tramandava oralmente, proprio con quelle forme narrative contenute nel laboratorio, attraverso cui si trasmettevano saperi, comportamenti, ruoli.
Scorrendo le pagine di questo volume, si coglie nelle conte, ad esempio, la coralità dei giochi e delle relazioni interpersonali del passato; gli scioglilingua e le filastrocche mostrano la scelta del ‘giocattolo’ linguistico per trasmettere implorazioni, preghiere, auspici; con i proverbi riportati, abbiamo la possibilità di comprendere immediatamente i precetti trasmessi, che avrebbero garantito una vita con meno asperità; nelle narrazioni che richiamano il Natale, Pasqua, Carnevale, la Quaresima troviamo aspetti etnografici circa le ritualità, la rassicurante intercessione dei Santi, i cibi tipici.
Questo mondo, a ben guardare non è del tutto scomparso, se si pensa a come, nei piccoli centri, ancora le notizie volino di bocca in bocca, ancora si riconosca la gente attraverso i soprannomi e si chieda ai più piccoli: “A chi appartieni?”.
Ora, ci troviamo in un tempo in cui si procede speditamente verso la globalizzazione e quindi verso una società multiculturale; sicchè, occorre salvaguardare la nostra identità. E non si vuol dire che si debba tornare indietro, ma sarebbe bene che oggi lo ‘sguardo’ sia planetario e identitario allo stesso tempo. Tutto ciò vale soprattutto per i ragazzi, che rischiano di accettare modi e atteggiamenti di culture dominanti, senza conoscere la cultura di provenienza.
Pochi conoscono le fiabe Salentine o quelle Pugliesi o gli usi e costumi della civiltà preindustriale, la sua antropologia, la sua peculiarità: dal cibo, ai personaggi magici, ai protettori delle casa…
È ora, allora, di riappropriarci delle nostre radici. E i formidabili testi raccolti dagli alunni dell’IC di San Cesario e San Donato, sotto la sapiente guida degli insegnanti, rapprendono il senso del destino, le astuzie, le preghiere, le attese, di un mondo che ci è appartenuto, in cui era forte la fiducia verso un destino che avrebbe premiato coloro i quali agivano secondo buone intenzioni o chi si affidava nelle mani giuste.
Sono bei racconti dal linguaggio semplice e immediato, arricchito dalla trascrizione in vernacolo, che è un altro grande merito in termini di lascito culturale.
Ho affermato più volte (cfr. “L’evoluzione del meraviglioso”) che scrivere per ragazzi è assai più difficile che scrivere per gli adulti; qui abbiamo la testimonianza della scrittura dei ragazzi, dall’incedere narrativo semplice e oggettivo.
Un libro che può stimolare (al di là del piacere della lettura) una ricerca sulla nostra storia, sul ‘come eravamo’ e su quello che ancora in parte siamo, dalla viva voce dei protagonisti, prima che le loro voci cadano definitivamente nell’oblio, cancellando un formidabile patrimonio etnico-folklorico di narrazioni, stante anche l’abbandonato del raccontare: è noto che non si racconti più all’interno delle pareti domestiche, perché la società è scandita da ritmi di vita più frettolosi, in cui il mondo giovanile è conquistato da altri narratori, sicchè è facile presumere che i giovani potrebbero smarrire per sempre il rapporto con le tradizioni e le proprie radici.
(Giardino della Biblioteca Comunale di San Donato di Lecce, 13 agosto 2024. Presentazione del volume “Ricordati di ricordare” alla presenza delle maestre, della Dirigente Scolastica, del Sindaco Alessandro Quarta, del maestro Giuseppe Zilli, del prof. Cosimo Rodia, dei genitori e di alcuni anziani ‘dicitori’).
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