Giù nella valle di Paolo Cognetti, Einaudi, 2023

di Fulvia Degl’Innocenti

 

L’autore Premio strega di Le otto montagne, “scende dalle vette” per ambientare la storia in Valsesia.

Una storia che si gioca tutta in due giorni con qualche incursione nel passato di due fratelli che si ritrovano, dopo tanti anni lontani, per un rogito con cui Alfredo, che era andato a lavorare in Canada, cederà metà della casa del padre morto suicida a Luigi, quello che è restato,  che ha barattato i suoi sogni con lo stipendio fisso da guardia forestale, per amore di Elisabetta, una ragazza di buona famiglia di Milano che durante una vacanza estiva si era innamorata di lui, e aveva rinunciato a laurearsi, assetata di vita vera, e che, pur avendo conservato la passione per la lettura, lavora come barista.

Ora Elisabetta aspetta un bambino, e quella casa a quota 1.800 può essere un buon investimento perché stanno per essere costruite nuove piste da sci che porteranno molti turisti.

I due fratelli sono diversi, ma hanno in comune una maledizione: bevono, tanto, troppo. E se Luigi riesce a conviverci, magari dormendo fuori casa quando si abbruttisce troppo, ad Alfredo ha causato molti guai.

E tornare nei luoghi della sua giovinezza smuove in lui una rabbia sepolta che aspetta solo la miccia per incendiarsi e scaricarsi con un pretesto qualsiasi. La convivenza dentro a ogni uomo di selvatico e addomesticato è rappresentata dalla storia parallela di cani, quella con cui parte la storia: cani maltrattati che diventano feroci, cani che hanno avuto un padrone ma che sono attratti dalla libertà, e cani che si sbranano pur non essendo lupi.

Una prosa asciutta, che anche nei discorsi diretti rinuncia alle virgolette, creando un continuum tra paesaggi, pensieri, dialoghi.

C’è il rispetto per la montagna, la natura, ci sono le contraddizioni di chi vive isolato tra paura e nostalgia, la bellezza e la ferocia. Da dove nasca questo racconto ce lo racconta l’autore nella lunga nota finale: è il suo omaggio a Bruce Springsteen e in particolare all’album Nebraska (1982), quello che ha maggiormente ascoltato nella sua vita. Anche Cognetti ha voluto raccontare il suo Nebraska rude e selvaggio, scegliendo la Valsesia, ai piedi del Monte Rosa, con il suo fiume impetuosa, la sua storia di rifugio di eretici, la sua anima operaia.

Piacerebbe anche a Springsteen, c’è da scommetterci.

 

 

(Già pubblicato su FC 50/2023, p. 107)

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