Un’estate a Teheran di Farian Sabahi, Laterza, 2007.

di Claudia Zuccarini 

 

Un’estate a Teheran è un reportage di un viaggio in due tappe, scritto con uno stile scorrevole. È apprezzabile perché la Sabahi, scrittrice e docente di “Islam e democrazia” presso l’università di Torino, è di origini iraniane e ha delineato uno spaccato della situazione politica, religiosa, economica, culturale e di vita quotidiana completa, dando voce a tutte le rappresentanze del paese (Ayatollah, registi, scrittori, donne di ogni estrazione culturale e sociale, taxisti, transessuali ecc.).

Il “viaggio” è costellato di osservazioni anche minute e interessanti sull’abbigliamento degli iraniani, sul loro modo di relazionarsi, sulle loro “contraddizioni” e sull’arte, condito con ricordi dell’infanzia della scrittrice.

La Sabahi tratteggia un quadro problematico dell’Iran, interrogandosi e interrogando, per comprendere meglio la coesistenza di islamismo, modernità e apparente democrazia del paese.

La ricca cultura iraniana, densa di storia e arte, si è incamminata oramai verso il declino da decenni con scelte ideologiche oscurantiste, sessiste e dittatoriali.

Quest’opera ci consente di decifrare i delicati sviluppi socio-politici dell’Iran, un paese importante non solo per il Medio Oriente ma per dinamiche di portata internazionale.

 

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