Quando vi ho fatti, vi amavo, ora vi compatisco

di Roberta Positano

 

Quando nel 2020 Louise Gluck fu insignita del premio Nobel per la letteratura, incuriosita, cercai notizie su di lei. Fui colpita dall’aneddoto raccontato in un articolo di Alessandro Carrera riferito al 1992, quando partecipava a una tavola rotonda sulla poesia. Il luogo era Yale University, da poco aveva pubblicato The Wild Iris, qualcuno le chiese “a quale poeta si ispirava? A quale linea della letteratura americana? Chi l’aveva influenzata?” la Gluck rispose, con tono scorbutico “La prossima domanda, per favore”.

Cercai le sue poesie, poche tradotte in Italia e mi piacque il suo stile da chirurgo delle emozioni, incide lo stato dell’ipocrisia per raggiungere il nocciolo, esaminarlo, studiarlo, vivisezionarlo e regalarci una realtà altamente lirica.

Questo piccolo saggio è dedicato a tutti coloro che senza pretese di costituire un’analisi di critica letteraria vogliono avvicinarsi a questa poetessa che incanta, che inquieta, spogliando la realtà di fronzoli e orpelli e la pone su prati fioriti.

(dall’Introduzione)

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