A mezzogiorno viene fame di Italo Interesse, Secop Edizioni, 2011

di Claudia Zuccarini

 

Uomo colto ed attivo nella scrittura da molti anni, Italo Interesse è un rinomato giornalista di cultura e spettacolo per il Quotidiano di Bari, con oltre diecimila articoli all’attivo.

Laureatosi in legge, si dedica in seguito all’insegnamento sul sostegno nella scuola superiore sino al 2018. La professione viene affiancata da produzioni editoriali di rilievo che spaziano in ogni genere letterario. Per il teatro si cimenta con più opere: la commedia “Don Pancrazio avanti e indietro” (2000), il monologo “Domenico da Carovigno” (2002), “Non aprite il sipario” testo dell’omonimo corto di Gianni Carparelli (2003), la commedia “Fuori i Francesi” (2004), la storia epica in versi “Il giorno di Carbina” (2009) e l’antologia drammaturgica “Sara del blu”. Narrativamente esordisce nel 1979 con “Storie di R. ed altre”, testo seguito da vari racconti pluripremiati, da “Enric dei tredici” (2019) e da “A mezzogiorno viene fame” (2011), oggetto di questo articolo.  Non trascura finanche la poesia, componendo tanto liriche presenti in “Frammenti di poesia postmoderna” (Edizioni, La Vallisa, 2003) quanto “Il giorno di Carbina” già citata.

Tema ricorrente in tutti i suoi scritti è la guerra, con la sua capacità di annientare vite facendole precipitare nel dimenticatoio. È necessario dare voce ad esistenze perdute, prive di testimonianza e smarrite nella memoria personale e collettiva. “A mezzogiorno viene fame”, pubblicato nel 2011 in occasione del 150° anno dell’Unità d’Italia, persegue questo intento. L’idea prende corpo nel 1981, quando l’autore ritrova il volume di Antonio Lucarelli “Il Sergente Romano – il brigantaggio politico in Puglia dopo il 1860” (edito nel 1922), dal quale trae ispirazione per un breve racconto. Il nucleo rielaborato viene in seguito arricchito sino a divenire un affresco, utile a portare alla luce pezzi di passato meno noti sui briganti ignoti che hanno popolato la terra di Puglia. Le ricerche si ampliano con studi certosini sul testo di Vincenzo Carella “Il brigantaggio politico nel brindisino dopo l’unità” (edito da Grafischena nel 1974), sulla deposizione di Rosa Martinelli, spulciata presso l’archivio Provinciale di Bari e sull’unica enciclopedia inerente al dialetto carovignese.

Sono proprio questi studi capillari e le origini familiari dell’autore a divenire il punto di forza di un romanzo storico splendido, con un ritmo insolito e serrato. Le vicende dei protagonisti vengono tratteggiate dagli stessi, elaborando così una struttura a più voci con punti di vista maschili e femminili. Tra tutte le figure delineate una è realmente esistita, ovvero quella di Rosa Martinelli. Italo Interesse manifesta maestria sia nella descrizione ambientale che in quella psicologica. Cenzì, Miché, Mincù, Rosa, Filomena e Marissunta appaiono reali e materici, come anche i personaggi che fungono da tessitori di una cronaca corale. Pregevole è il registro linguistico, perfettamente aderente al contesto narrativo. L’autore maneggia il dialetto locale, da lui ben conosciuto e padroneggiato, italianizzandolo con soluzioni linguistiche riuscite, che rafforzano la verosimiglianza dei dialoghi e degli eventi.

Senza aggiungere troppi dettagli sulla trama, è possibile anticipare che al lettore sarà difficile posare “A mezzogiorno viene fame” prima di essere giunto all’ultima pagina. Sembra di andar per boschi e battaglie con i briganti in prima persona.

Quando si termina un ottimo libro, ci si sente sempre un po’ orfani. Ci auguriamo che il progetto di un prosieguo, sempre sul brigantaggio, veda presto la luce.

 

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