Mio padre era un uomo vestito di bianco di Silvia De Luca, Università della poesia “J.R.J.”, 2024

di Alberto De Matteis

 

L’opuscolo n. 12 dell’Università della poesia “J.R.J.”  è un piccolo capolavoro dai nobili sentimenti, ad iniziare da quel “C’era una volta” della prima lirica, per poi finire a “Il tramonto”, ultima poesia dell’opuscolo.

L’incipit della breve silloge vede una candela che pian piano si consuma, lasciando cadere la cera sciolta, ove intravedo, come immagine metaforica, l’evolversi della vita umana, dall’inizio alla fine.

Il ricordo di Emily Dickinson,  nella poesia “Il davanzale”, vuole essere un andare alla ricerca dell’essenziale, un appropriarsi della vita nel suo quotidiano divenire, dall’infanzia alla vecchiaia.

La poetica della poetessa Silvia De Luca, non priva di una certa “Malinconia” qual “Ninfa gentile”, apre il cuore alle cose umili, come all’inamidato strofinaccio,  utilissimo in cucina; guarda, con la meraviglia di un bimbo, le nuvole in cielo e ammira rinfrancata il mare.

Guarda, inoltre, a quella parte di mondo emarginata, ai vicoli stretti che sanno di nafta, a quel mondo che dorme un sonno popolare e non dimentica quello che è solo un blattoideo cosmopolita e straniero.

All’improvviso la poetessa si catapulta alla ricerca delle sue radici, delle sue origini. Ulivo mio, sei la mia terra, lei esclama in un impeto d’amore e d’affetto; quando ti vengo a trovare, nelle tue forme rivedo strade e masserie.

E qui si staglia forte la figura del padre, di quell’uomo vestito di bianco, simbolo di candore, di purezza e forza d’animo.

Di lui ora restano poche cose ma pregne di significato profondo: tra queste, un orologio, fermo, quasi a significare la fine della esistenza terrena e l’inizio di una nuova vita, nell’eternità.

Un pensiero ancora la poetessa lo riserva per l’ape regina, quale figura materna, simbolo di laboriosità e dolcezza.

Il grande e incommensurabile amore filiale spinge Silvia De Luca a concludere la sua silloge nel nome di suo padre, di quell’uomo avvolto in un coro di colori e accarezzato dal sorriso affabile d’una figlia innamorata e devota.

La lettura di questa breve, quanto significativa e intensa raccolta di componimenti poetici, ha suscitato alcune considerazioni e riflessioni.

L’Autrice dipinge, nell’insieme, un quadro pervaso da “dolce” malinconia, per quel senso di fragilità, caducità e provvisorietà della vita umana; il tutto visto, però, con la lente di una incrollabile fiducia nell’uomo e nelle sue capacità valoriali.

La struttura delle liriche è semplice ed efficace e i versi brevi ma incisivi infondono nel lettore tutte le emozioni in essi contenute.

Consiglio a tutti un’attenta ed appassionata lettura.

 

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