Di un’altra voce sarà la paura di Yuleisy Cruz Lezcano, Casa editrice Leonida, 2024

di Maria Pia Latorre

 

Elegante è l’immagine di copertina, del volume di Yuleisy Cruz Lezcano, tratta da una china di Orlando Poggi, e altrettanto suggestive le fotografie di Adele Quaranta, presenti all’interno. L’opera, con un’accurata prefazione di Ivan Crico, si suddivide in sette sezioni, che costituiscono per l’Autrice il prezioso scrigno della sua vita, delle sue esperienze, dei suoi pensieri. Riportarne i sette titoli significa iniziare, in punta di piedi, ad entrare nel suo percorso poetico.

PAROLE A CUI NON CREDERAI, TOCCARE IL FONDO, L’ASSURDO DIVIENE INSOPPORTABILE, ORBITA, VESTITA DA FANTASMA, EPITAFFI DI NESSUNO, TANTE VITE VISSUTE  sono il diario terapeutico di un dolore profondo che ha devastato la giovane Yuleisy, un dolore intermittente e crudo che  affiora richiamato da terribili fatti di cronaca o che cola inesorabile con un’immagine   iconica: gutta cava lapidem.

Una sensibilità speciale e una grande capacità empatica portano l’Autrice a gridare forte, a far sentire la sua limpida voce che combatte contro le ingiustizie, contro i drammi che colpiscono le donne, da quelle in tenera età sino a quelle in età avanzata. Un consorzio femminile che si sostiene in un unico abbraccio, alla Ozpetek, come nell’ultimo “Diamante”, con un “vaginodromo” (cit. G. Cucciari) impegnato a salvarsi reciprocamente la vita.

Molte poesie sono ispirate a storie di cronaca nera, che l’Autrice sente sulla sua pelle come profonde sofferenze inferte dall’insensata violenza che affligge il mondo. Storie che probabilmente non l’abbandonano nemmeno di notte, e a cui ha deciso di donare le sue balsamiche parole, cura per lenire ferite aperte, ma anche per risollevarsi, a pugni chiusi, verso l’aria della libertà, come nel terribile anatema contenuto in “Still I rise”, di Maya Angelou.

Solitamente ci s’interroga sulla poesia, molto meno sul poeta, mentre in questa raccolta emerge l’unità ambita e perfetta tra poesia e poeta.

Se la poesia è meta-sostanza e si lascia attraversare dalle diverse sostanze che suggella e stigmatizza con mezzi suoi propri, allora il poeta è colui che si consacra alla poesia. La Poesia/poeta si cerca, s’interroga, viaggia e spazia da un luogo geografico ad uno dell’anima, per ritrovarsi nella molteplicità delle realtà umane.

La stessa Poesia/poeta vive emozioni e sentimenti a trecentosessanta gradi, dal dolore alla rabbia che si scaglia contro chi ha responsabilità, nelle tragedie, delle violenze.

“Di un’altra voce sarà la paura” è un viaggio in divenire verso una guarigione che supera la soglia del dolore impossibile da sopportare, che inchioda, con potenti invettive, ogni aguzzino della storia. Ma che denuncia anche i sensi di colpa che purtroppo affliggono le vittime.

Sappiamo che il viaggio, da Gilgamesh a Goethe, ha avuto senso simbolico di  ricerca, ma anche di distacco, di rinnovamento; così, per la Nostra, la prima dimensione del viaggio interiore sovrasta, è quella portante, proprio perché l’Autrice è caratterialmente tesa a prendere su di sé i dolori delle donne del mondo.

Se Ulisse viaggia per provare a se stesso conoscenza e capacità d’adattamento, quasi dimentico dell’approdo, alla stessa maniera l’Autrice viaggia in dimensione omerica e, consapevole di ciò, e decide che l’esperienza di quest’opera non approderà mai in un porto, se non la certezza della sua anima candida. Quindi il viaggio di ricerca è sempre un rischio. Una via che l’Autrice percorre tutta, anche a costo di trascinare piedi stanchi e feriti dalla fatica dell’avanzare, anche a costo di graffiarsi le mani per scavare alla ricerca di presunte verità.

L’autrice non è falco che scruta con occhio acuto alla distanza, lei accorcia le distanze e non si preoccupa di sporcarsi di esistenza, soprattutto se si tratta di esistenza offesa e violata dalla vita.

La resistenza umanistica –scrive Edward Said– ha bisogno di forme più distese, di saggi e di lunghi periodi di riflessione… comincia con il momento della ricezione e della lettura, c’è la critica, e la critica è sempre alla ricerca, incessante e auto-chiarificatrice, della libertà”.

Non è ciò che traspare dai versi di“Di un’altra voce sarà la paura” ?

Poesia dai toni intimistici, dunque, versi che sono il conio di uno stile cristallino, trasparente, vero. La parola è il confine della verità, e si sa fare anche verità essa stessa, e qui abbiamo la dimostrazione di una parola che è vita, vera vita.

Vita che ha saputo affrontare prove difficili e sempre riesce a risorgere, vigorosa e lieta.

 

 

 

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