Le strade di Manila di Catherine Fradier, uovonero, 2024

Redazione

Sacha Sourieau, adolescente Asperger, accompagna la madre dottoressa in una nuova missione umanitaria che lo porta nelle Filippine. Il campo base della Ong ‘Il Rifugio’ si trova a Navotas, nella periferia della capitale Manila, lontano dalle rotte turistiche, circondato da alte mura con il filo spinato e sorvegliato dall’esercito. Nei dintorni, la spiaggia è un’enorme discarica, il cimitero una gigantesca baraccopoli dove vivono le persone.

Nel Rifugio sono ospitati dieci ragazzi minorenni, membri di una gang chiamata Sputnik, cresciuti per strada e abituati alla violenza. Nonostante i loro trascorsi, sono uniti da un profondo legame di amicizia che affascina Sacha, ragazzo solitario, in passato vittima di bullismo.

La sua esperienza nel campo base si interrompe per una vacanza con il padre, membro dell’Onu, fra le acque cristalline della costa, dove, durante un’uscita per ammirare i cavallucci marini, Sacha viene trascinato dalla corrente e rapito dal membro di un’altra gang: Nikki, una ragazza che si è provocata uno squarcio sul volto per sfuggire alla prostituzione, di cui invece è vittima la sorella Bianca. Lontano dal campo base, la vacanza di Sacha penderà una piega del tutto inaspettata.

«Odio Manila per ciò che mi mostra, ma anche per ciò che mi nasconde, come quei due milioni di bambini che vivono sui marciapiedi, senza cure, senza lavarsi, mangiando avanzi trovati nell’immondizia di persone meno povere di loro. E odio me stesso perché mi lamento quando in realtà ho tutto: sono vaccinato, curato, educato, nutrito, dormo tra lenzuola pulite».

Le strade di Manila racconta le contraddizioni di un paese come le Filippine. Un luogo di contrasti fra angoli incontaminati e discariche a cielo aperto, alberghi di lusso e baraccopoli, nate persino nei cimiteri. In quelle zone vivono milioni di persone, senza cibo, senza una casa, senza cure, nel totale disinteresse della politica, in balia di una polizia corrotta che non esita a violare i diritti umani e a colpire i più deboli, vittime della dipendenza da shabu, la cocaina dei poveri.

 

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