La fisica degli abbracci di Anna Vivarelli, Uovonero, Crema 2021

di Cosimo Rodia

 

Metti la memoria culturale (“Il fu Mattia Pascal”), la difficoltà di inserimento dei ragazzi diversi, i danni dell’anaffettività, l’inventiva di una scrittrice collaudata ed esce un libro che disorienta per la sua violenta dolcezza. È un romanzo dotto, che tratta discipline specialistiche, pregiudizi sociali, problemi di integrazione, famiglie spezzate dall’immaturità, bullismo contro i primi della classe.

La narrazione in terza persona si sofferma sul protagonista, Will, che appena preadolescente insegna a Cambridge e a meno di quindici anni decide di cambiare vita, per entrare nella realtà; per farlo, la Vivarelli utilizza una badante rumena, che diviene l’anello per agganciare il giovane, dall’intelligenza straordinaria, alla vita quotidiana, nei suoi risvolti sia pratici, sia affettivi. Will abbandona la solitudine dorata, per incamminarsi verso una normalità mai conosciuta, per via di adulti egoisti, che gli avevano sottratto anche la bellezza di un abbraccio, simulato nel romanzo con le mani incrociate sulle spalle, colmando così il bisogno di essere con e per gli altri. Will, con un QI doppio al normale, scopre la ricchezza del prendersi cura, di una cena conviviale, di una casa accogliente; egli assapora il gusto delle piccole cose, possibilità sottrattagli oltre che dalla famiglia sbrindellata, anche dalle discriminazioni dei coetani: soggetti, gli iperdotati, tanto super quanto fragili, tangenti allo spettro dell’autismo, quindi con difficoltà relazionali e con interessi settoriali e routinizzati.

Nel racconto, per proteggere questi uomini delicati, proprio uno di loro, il prof. Anantram, che vive come fosse un maggiordomo nella famosa università inglese, organizza una comunità, così si intrecciano nel romanzo relazioni segrete, vite sotto mentite spoglie, solidarietà a distanza, col fine di inserire i geni nella vita normale.

Il plot si snoda con un incipit che ci mette in medias res, utilizzando il metodo narrativo del retrogrado, ovvero, riandare all’indietro, come letterariamente ci ha mostrato Pinter nel suo “Tradimenti”; un inizio, tra l’altro, degno di un giallo a enigma: Will è sparito da Cambrige ed è dato per morto. Il ragazzo, invece, dopo aver preso coscienza di vivere come una macchina è aiutato dall’anziano Anantram a cambiare vita, tentando di sottrarsi allo status di diverso.

Come al solito, è lo stile narrativo la carta vincente della Vivarelli, una scrittrice la cui immaginazione creativa è un fiume che dalla fonte sgorga brillante, fresco e abbondante; avvincenti, infatti, sono i colpi di scena e grande malìa rappresentano i dialoghi, tanto che sia i ragazzi sia gli adulti, nel leggere il romanzo, non potranno che ricevere: un esempio di educazione ai sentimenti, una condanna indiretta verso quelle persone avide e sprezzanti della vecchiaia, una disistima del successo economico senza umanità, una condanna dei borghesi goderecci, improduttivi e viziati, la contrarietà ad ogni forma di generalizzazione, una maggiore sensibilità verso il diverso.

Un libro che per le implicazioni tematiche e psicologiche è consigliato dai 14 anni.

 

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