Barbara Gortan sulla poesia

 

Piccine, azzurrine,

baciate dal sole,

noi siamo le dolci,

le prime viole.

 

Superbe non siamo,

non siamo curiose…

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Zia Dora è una mia amica, una donna semplice, molto più grande di me, è stata una mamma per me, una consigliera, mi ha cresciuto.  Ci sentivamo ogni giorno, aveva una conoscenza intuitiva delle cose, arrivava a una verità o a una soluzione istintiva impeccabile, il suo sesto senso era ineccepibile, inappuntabile, perfetto.

Quando ha iniziato ad ammalarsi del morbo di Alzheimer e quella forma di demenza ha interferito con la vita quotidiana, facendole completamente perdere la memoria, portandola a non sapere chi è, chi sono i suoi figli, chi sono io, ho sempre continuato a chiamarla al telefono e lo faccio anche adesso. Le racconto della mia vita e cerco di ricreare il nostro rapporto di prima, cerco di farle ricordare le cose. Appena le parlo della poesia attacca con la strofa. Si ricorda solo delle poesie, delle canzoni e ogni tanto della sua mamma, pensa che sia ancora viva. Capita che le arriva il ricordo di quando è morta e allora si intristisce, soffre molto in quegli istanti. Le diciamo subito che non è vero, che sua madre è viva e l’aspetta casa. Si ricorda il nome del marito, perché è sempre al suo fianco, ogni giorno lui si presenta. Ricorda esattamente solo una poesia e le canzoni di quando era ragazza. Accendono la radio e lei canta felice.

Il cervello ama gli atti creativi, la scienza sta sondando il motivo per cui le arti deviano alcuni percorsi che vengono danneggiati dall’alzheimer. “La creatività attinge dalla memoria emotiva e dal linguaggio legato alle emozioni. Dobbiamo entrare più profondamente nell’area spirituale ed emotiva per fare la differenza nella nostra esistenza”.

La poesia è una forma d’arte che crea. Il suo significato semantico si lega al suono musicale dei fonemi, ha in sè alcune qualità della musica e riesce a trasmettere concetti e stati d’animo in maniera più evocativa e potente di quanto lo faccia la prosa, in cui le parole non sottostanno a una metrica. La poesia è il registro più antico della letteratura, ha accompagnato da sempre l’umanità. Questo linguaggio ha un certo impatto sul nostro stato emotivo e cognitivo. Alcuni studi recenti con risonanze magnetiche ci offrono molti indizi su i neuroni e i meccanismi cognitivi. A differenza di altre letture, le poesie, attivano le aree collegate all’introspezione. È stato dimostrato che è capace di scatenare risposte affettive molto intense. Le sue proprietà armoniche sembrano stimolare parti inconsce della mente; ciò suggerisce inoltre una stretta relazione con l’intuizione umana. Stimola aree del cervello associate alla memoria, facilita l’introspezione e rilassa. Stimola zone del cervello, come la corteccia cingolata posteriore e i lobi temporali mediali, che sono aree che si attivano prevalentemente quando siamo rilassati e immersi in noi stessi. C’è qualcosa di molto speciale nella forma poetica che induce piacere, dovrebbe far parte quotidianamente della vita, “quando la poesia si genera accresce la realtà” dice Andrea Zanzotto.

La malattia degenerativa di Zia Dora, inesorabilmente sta facendo il suo corso, con grande velocità continua a peggiorare, ogni volta che la chiamo me ne accorgo, ma appena sente che nomino la parola poesia, parte lo stacchetto: se qualcuno non la ferma la recita fino all’ultima strofa e un po’ il mio cuore si rianima perché in quel momento la sento viva, umana.

 

Piccine, azzurrine,

baciate dal sole,

noi siamo le dolci,

le prime viole.

Superbe non siamo,

non siamo curiose,

le tenere foglie

ci tengono ascose.

Con mite profumo,

con voce sommessa

cantiamo del marzo

la dolce promessa.

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