Intervistiamo Corrado Pizzi
di Barbara Gortan
Vorrei avere una vita eterna per osservare la magia dell’arte. Nel suo significato più sublime, l’arte è espressione estetica dell’interiorità e dell’animo umano. Nelle opere del pittore Corrado Pizzi, le figure umane sono sempre in movimento, hanno ritmi frenetici e sembra che questa incontrollata eccessiva accelerazione si freni davanti all’opera d’arte, che ha poteri curativi e capacità di trasmettere emozioni e messaggi di appagamento, serenità, placidità. Da quel movimento dinamico di velocissima esagerata corsa dell’immagine, sfocia nella pacatezza dell’eterea arte in cui trovi sollievo, beatitudine, benessere emotivo. L’arte è uno spazio magico dove rifugiarti, un sano riparo, lo scopo.
Quando è nata la passione per la pittura?
La mia passione nasce sin da piccolo, mi sono diplomato al liceo artistico di Matera, per poi proseguire gli studi all’ Accademia delle Belle Arti di Firenze. Ho sempre avuto l’attitudine alla pittura, quella voglia di esprimere i miei pensieri, gli stati d’animo.
C’è stato un momento particolare in cui hai capito che questa era la tua strada?
Sì, mentre studiavo, dopo essermi laureato in scenografia, i primi anni ho lavorato nel campo del cinema: è in quel momento che ho capito di sentire la mancanza di qualcosa, avevo il grande bisogno di esternare i miei sentimenti. Quel lavoro non me lo permetteva e presi la decisione di darmi totalmente alla pittura, mi sono immerso completamente.
Potresti dare una definizione del modo di dipingere e di realizzare le tue opere? C’è una scuola di riferimento, un filone artistico al quale ti ispiri particolarmente?
Le mie ispirazioni vengono dalla Street Art e dalla Pop Art, e ci sono aspetti surrealisti. Le mie opere vogliono esprimere una realtà superiore, fatta di irrazionale e di sogno, che poi rivelano gli aspetti più profondi della psiche. Ci sono dei momenti più importanti della mia pittura: up-and-down, gli urban e le conserve. Tre temi su quale si sviluppa tutta la mia vena artistica.
Perché le figure umane raffigurate in molti dipinti sono in movimento?
Negli Urban le figure in movimento rappresentano il ritmo frenetico della società. La vita è diventata una corsa affannosa. Osservo la quotidianità, l’alienazione, con la sua perdita di identità. I runner che corrono non si fermano neanche ad ammirare le bellezze che ci circondano. Una costante presente in tutti i miei lavori è la figura umana che con la sua presenza -assenza segna il ritmo frenetico; le figure sfuggenti e senza volto non si incontrano mai, anche se vicine. Sono la solitudine e la spersonalizzazione dell’uomo metropolitano. La mia ricerca parte da qui e si evolve nel bisogno estremo di ritornare alle emozioni: l’amore viscerale per l’arte come soluzione di cui l’anima ha bisogno. Nell’immagine del dipinti urban ci sono citazioni, della Gioconda, Caravaggio…diverse rivisitazioni di una serie di opere che sono un omaggio ai pittori del 1500, del 1600. Ci sono dipinti raffiguranti i runner all’interno degli Uffizi, all’interno del museo MarTa di Taranto e altri musei. Ho rivisitato il ‘500 e il ‘600 dedicando molte opere a Caravaggio, a Michelangelo Buonarroti, al Bernini, a tutta l’arte. Ci sono una serie di opere dedicate al cinema, e alla sua storia . Questi runner sono uomini che non sono attenti alla bellezza che ci circonda, quella che non è soltanto racchiusa nei musei, ma è tutto ciò che ci pervade, oltre a quella del cinema, della storia dell’arte, sono raffigurati vicino a elementi di bellezza come quella dei ponti sospesi. Con stile fumettistico ci sono anche temi con rivisitazione dei comix, dei fumetti, alcuni dedicati a Milo Manara, Diabolik, Topolino.
Una volta c’erano le navi nella bottiglia, tu hai dipinto le città. Perché?
La mia idea è di racchiudere la bellezza della città, in un messaggio nella bottiglia che le preserva nel tempo. All’interno ci sono elementi metafisici, raffiguranti delle macchine volanti in viaggio nella bellezza. È il sogno di salvaguardare a tutti i costi ciò che è bello rispetto alla realtà. Ma all’interno ci può essere anche un messaggio di denuncia, come la bottiglia con disegnata l’ Ilva di Taranto. Il dipinto è arrivato finalista al Premio Arte.
Nella serie delle conserve hai ritratto Taranto perché?
Le conserve sono un fotogramma della memoria che vorrei continuasse nel tempo. Le tante città che ho ritratto sono posti che ho visitato e dei quali ho un grande ricordo. Vivo a Roma ma sono spessissimo a Taranto, adesso ho preso anche una piccola casetta.
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