Ritratto di donna: Lea di Paola Prandini, Aletti editore, 2022.

Redazione

 

È la storia di un grande amore, quello di Luca e di Lea, che nasce nella Bologna universitaria degli anni Sessanta, nel pieno della contestazione giovanile, fra l’occupazione delle Facoltà e le manifestazioni di protesta contro la guerra nel Vietnam e contro il sistema stantio della politica e della scuola. Il loro è l’amore di una vita, che il destino si diverte a scompigliare, facendo sì che due persone si incontrino, si innamorino e si lascino, in un gioco perverso che imprigiona anche altre persone che gioiranno e soffriranno in egual misura, come Isabel, la coprotagonista che intreccerà la sua vita con quella di Luca e di Lea dando vita a un triangolo perfetto.

«Le donne di questo romanzo – sottolinea nella prefazione Francesca Aria Poltronieri – ma più in generale di tutta la scrittura di Paola Prandini, sono il motore delle vicende narrate e mai coloro che “subiscono” la storia».

È un libro in cui chi ha vissuto quegli anni si ritroverà e chi non li ha vissuti, imparerà a conoscerli. Benché le storie siano frutto della fantasia, la realtà è sempre presente nei romanzi della Prandini: una realtà attuale o di un passato recente, richiamato alla memoria da flashback. Nel romanzo ci sono avvenimenti storici fino alla rivoluzione culturale, sociale, filosofica, politica del ‘68 e anni successivi, vista nei pregi e nei difetti, ed anche la realtà delle periferie degradate nelle grandi città.

Sono diversi i registri linguistici utilizzati che si alternano nei dialoghi e nelle descrizioni di ambienti e stati d’animo per non annoiare il lettore, con una grande cura verso la forma, frasi corte, con una loro musicalità. Quasi uno stile cinematografico, descrittivo, in cui le parole riescono a ricreare perfettamente l’ambientazione facendo immergere il lettore in vere e proprie inquadrature di luoghi e primi piani degli attori.

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