Bisceglie (Ba), 27 agosto 2022

Libri nel borgo antico ha presentato “Carne e Sangue”

di Giuseppina Girasoli

 

Ho partecipato alla presentazione di Carne e Sangue di Vito Davoli, Tabula fati, 2022, in occasione della prestigiosa kermesse Libri nel Borgo Antico a Bisceglie ascoltando la lettura, insieme al pubblico attento, di Adamo mio, una delle più belle poesie di Vito Davoli letta con voce ben impostata, e ho sentito la musica a cui allude e che sottende come leitmotiv i versi di questa raccolta.

Il professore Gianni Antonio Palumbo, dialogando con il poeta, ha consegnato ad ognuno di noi tracce e indizi e sapienti spunti perché ognuno poi possa trovare il proprio percorso e intreccio di significati e significanti. Queste poesie, ognuna nel suo cerchio poetico di fuoco emozionale ed emozionante, in realtà sono una spirale, un crescendo, un affinarsi e assottigliarsi della presenza corporea, la scoperta di quelle vibrazioni nelle fibre muscolari di poesie che ogni volta fanno compiere nuovi percorsi interiori, intense emozioni e calde pulsazioni. «Un poeta di grande levatura» rimarca il professor Palumbo, «che sta facendo tanto per valorizzare gli scrittori del territorio».

In Contraddizioni, la prima silloge – pubblicata ben 20 anni fa – di quella che sarà una trilogia, appariva rilevante la figura di Altea: mito creazione ripudio. In Carne e Sangue, la seconda silloge, si percepisce una tensione verso l’assoluto, l’uomo di Heidegger gettato solo nel mondo dopo la creazione.

Carne e Sangue, è un farsi strada verso un sacro da scoprire, ricercare, affinare, cogliere in un corpo che si assottiglia camminando come una scultura di Giacometti. Continua a raccontarci Palumbo che nei versi di Davoli si ritrovano tracce ben disseminate dei suoi studi classici e di epigrafia greca. In Contraddizioni prevale il mito della Gorgone, mito e paura dell’essere divorato, della scomparsa; in questa ultima raccolta, invece, il Mito di Orfeo, il mito di Lott, e il rischio per chi si volta indietro, della stasi, dell’arresto, il rischio dell’immobilità.

E l’antidoto a questo affondare e rimanere immobilizzati con lo sguardo fisso all’indietro è il movimento elegante, lo scorrere sonoro dell’acqua, del vino che gorgoglia in gola, della musica e della danza, del portentoso vorticoso rosso Tango. Il fluido muoversi dei corpi, carne, muscoli, fasci di fibre che seguono e accompagnano il battito del cuore, il pulsare delle note nella tensione delle corde di una chitarra o di una viola , del respiro che accelera il ritmo seguendo i passi e le gambe dei ballerini che si intrecciano e si allontanano.

«Una trilogia in fieri alla ricerca di senso», come note su un pentagramma che si rincorrono, e sono pezzi che poi diventano spartiti musicali e che poi trovano una loro magica collocazione.

Guardiamo il cielo, solo qualche goccia di pioggia che non disturba accompagna le parole di Vito Davoli che racconta della forza dei sentimenti «la rabbia e l’amore; amore verso tutte le figure femminili, profondo movimento empatico verso l’esistenza tutta.

“La trilogia è nata non volontariamente… Più si è distanti, più si riesce a guardare meglio il tutto», sostiene il poeta.

E prosegue il racconto: il professor Palumbo ha ricordato i viaggi del poeta, la presenza della cultura e civiltà dell’America Latina, che pure ha lasciato la sua traccia nella scrittura poetica, nella musicalità dei versi di Vito Davoli , nella loro “intensità”.

Quindi, c’è un vero e proprio percorso all’interno del corpo poetico di Carne e Sangue: Carne è la fisicità il corpo, la forza del movimento della scoperta, del flusso ininterrotto di energia, di quel “colpo di reni” da imprimere per poter incidere ed inceder , sfidare silenzi e timori di “apnea”.

La seconda parte, Sonetti Claudicanti, fanno da cuscinetto, da congiunzione tra Carne e Sangue, passaggio da elementi diversi dell’amore al Sangue che è fluido, è dentro e al di là del corpo, nascosto elemento che allude alla tensione spirituale!

E poi Gorgone, cavallo e Fidia.: «compare spesso il cavallo» rimarca il professor Gianni Antonio Palumbo, metafora, per Davoli, della corporeità dell’uomo, «la sua superbia esistenziale, il cavallo, presenza affascinante nella cultura e nell’arte greca, specie la scultura, che esaltava la bellezza e la perfezione del corpo».

Una raccolta importante questa seconda silloge Carne e Sangue di Vito Davoli, vibrante nella la sua “intensità”.

Intanto la pioggia ha smesso di cadere, ma quella emozione che ci stringe come il morso del cavallo, non cede. In una delle ultime pagine del libro ancora il tempo è l’elemento che truce non permette al poeta di mollare le redini:

 

Ma non è questo tempo di bilanci.

[…]

e morderò rabbioso

le fauci del mio tempo.

 

È una magica strana serata questa nel Borgo antico di Bisceglie, a ridosso di bianche pietre e colonne della Cattedrale: continuo a leggere i versi scritti forse proprio qui o in un altro Sud simile a questo:

 

E fuma sigari di pietra

la mia solitudine .

[…]

Sa di terra e di limone,

di lame calde nel torrone,

d’indefesse speranze indecifrate

e di liberazione.

 

E mi guardo intorno, sottile e impalpabile passa tra i nostri corpi. E il sangue: una brezza fresca che viene da levante, e dal mare riporta l’immagine della risacca, il suo suono, il profumo che riaffiora spesso in queste belle pagine assieme all’acqua e al suo movimento:

 

Hai occultato spume di risacche

[…]

E il brontolio rassegnato dell’oceano.

 

E contagiosa è la vertigine che coglie a guardare la forza rumorosa del mare sotto la sferza del maestrale, quando più vicino sentiamo la potenza di Dio e ancora non ci si arrende, direbbe Biagia Marniti, «siamo altri figli… noi lottiamo»: «e l’anima a sfidare la paura dell’onda»  pur se

«fanno male le braccia».

Ecco, è tempo di saluti ed il poeta, una sagoma quasi di scultura greca, camicia e pantaloni neri, scambia saluti e scrive dediche sui libri con una calligrafia precisa forte svolazzante di curve e arabeschi, parole come sottili scuri finimenti intrecciati , e intanto leggo a pagina 116 :

 

Profuma di pioggia

la mia solitudine

e di libertà d’acqua sulle labbra.

 

Ma ora non piove più, siamo tanti, e ci sono giovani e ragazzi con i cappelli bianchi e la maglietta azzurra intorno al tavolo con i libri… parlano, sorridono, rimettono in esposizione i libri asciutti, le poche copie rimaste di CARNE E SANGUE, con prefazione di Daniele Giancane.

 

E “sfogliamo” Libri nel Borgo Antico  e conversiamo della bella serata d’agosto qui, in questa piazza, a Bisceglie.

 

(In foto da sx: Vito Davoli e Gianni Antonio Palumbo)

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