Intervistiamo: Fulvia Degl’Innocenti

di Cosimo Rodia

 

Fulvia Degl’Innocenti è una giornalista, una scrittrice, dirige collane di narrativa per editori importanti, è Presidente dell’ICWA (Italian Children’s Writers Association) e tant’altro ancora.

Allora Presidente, nella giungla dei suoi tanti ruoli in cui è impegnata giornalmente, di quale attività è particolarmente fiera?

Premesso che amo tutte le declinazioni della mia professione, ciò che mi riempie più di orgoglio è scrivere storie per bambini e ragazzi, un serbatoio inesauribile di ispirazione, la dimensione più personale della scrittura.

 

Lei è una giornalista ed editor, intellettualmente libera e sempre attenta ai diritti umani e civili; ha trovato difficoltà nel coniugare la sua tensione ideale con l’esercizio del suo lavoro?

Per fortuna il giornale in cui lavoro, Famiglia Cristiana, è molto attento alle tematiche sociali e ai diritti umani, così come l’editore, Paoline, per cui dirigo una collana di narrativa. Come scrittrice talvolta ho trovato difficoltà a trovare l’editore disposto a pubblicare storie con tematiche molto delicate.

 

Lei scrive oltre ad albi illustrati per bambini, anche romanzi, ognuno con un tema sociale scottante, tanto che non sono mai banali e riescono ad essere apprezzati sia dai giovani lettori sia dagli adulti. La letteratura giovanile per lei deve essere un faro sempre acceso sulle questioni umane? Deve amplificare i problemi per portarli a livello di conoscenza e coscienza?

Pur non disdegnando le storie di pura evasione, per esempio mi sono divertita molto a scrivere due horror per la casa editrice Pelledoca, privilegio già come lettrice le storie che offrono spunti di riflessione, accendono un faro su tematiche importanti e drammatiche. Fare crescere la consapevolezza di sè e del mondo nei bambini e nei ragazzi la sento un po’ come una missione, abbiamo tanto bisogno di cittadini attenti, sensibili, informati, solidali. E in questo la letteratura può fare molto.

 

La ragazza dell’est è stato pubblicato nel 2010, dunque da più di due lustri, un grande romanzo sia per i lettori sia per la critica. Ha riscontri se il suo libro abbia raggiunto lo scopo che si prefiggeva?

Credo di sì visto che proprio di recente le Edizioni San Paolo hanno deciso di farne una nuova edizione con una nuova copertina. Parlare di sfruttamento della prostituzione minorile a ragazzi di 12-13 anni poteva essere un azzardo e invece hanno dimostrato di apprezzare molto la conoscenza di questo scandalo della nostra società, tanto che il libro quando uscì vinse numerosi premi con giurie di ragazzi.

 

Quali caratteristiche dovrebbe avere un libro di narrativa per un soggetto in formazione, affinchè sia sostegno, indiretto, alla sua crescita?

Deve sicuramente puntare su una storia accattivante e coinvolgente che non abbia nulla di didascalico e didattico, e che favorisca l’empatia e l’identificazione con i personaggi.

 

La presidenza dell’ICWA è un osservatorio importante per conoscere la produzione di libri per ragazzi; qual è lo stato dell’arte ad oggi, dopo due anni anche di pandemia?

L’editoria per ragazzi in Italia sta bene, è vivace, ricca di istanze innovative, se posso muovere un appunto è che forse si pubblica troppo spesso libri cloni di altri nel tentativo di replicarne il successo.

 

Chi decide i romanzi da far leggere ai nostri giovani, gli autori con la loro creatività o gli editori che li selezionano?

Entrambi, anche se, come dicevo, a volte gli editori nel tentativo di non rischiare un insuccesso nelle vendite, rifiutano proposte meno canoniche, e questo è un peccato sul piano dell’originalità dell’ispirazione letteraria.

 

Lei è una giornalista che cura delle brevi ma intense schede editoriali su Famiglia Cristiana, concesse tra l’altro ad Interzona News per la ripubblicazione; ritiene che sia adeguata l’attenzione dei media verso la letteratura giovanile e i suoi temi afferenti?

Su Famiglia Cristiana mi occupo prevalentemente di libri per adulti anche se mi piace ogni tanto selezionare qualche titolo per ragazzi particolarmente meritevole a mio parere. Si parla di libri per ragazzi nelle riviste specializzate e solo raramente nei quotidiani e periodici generalisti, ma sempre più spesso anch’essi si accorgono della vivacità di questo settore dell’editoria, prova ne sono, per esempio, i numeri dedicati del supplemento “La lettura” o “Internazionale Kids”.

 

Bisogna insistere sul libro per ragazzi?

Certamente, i più giovani hanno diritto a una letteratura specifica che racconti la loro generazione e che li invogli a fare della lettura una pratica quotidiana a fianco di più popolari mezzi di comunicazione come i social, i videogames e YouTube.

 

Esprima un auspicio che valga anche come saluto.

Che grazie a una sempre maggiore diffusione dei libri per ragazzi favorita anche dagli incontri degli scrittori nelle scuole si inverta il trend negativo tutto italiano che vede diminuire la percentuale di lettori.

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