Poesie a pezzi di Luigi Pizzuto, Editrice Lampo, 2022

di Maria Pia Latorre

 

Poesie a pezzi è l’ultima raccolta poetica di Luigi Pizzuto, che vede la luce dopo Versi in quarantena, del 2020, sempre per Editrice Lampo. In esergo la dichiarazione d’intenti dell’Autore che ci aiuta ad entrare immediatamente nel suo mondo poetico: “La poesia è un raggio di sole/ riscalda le stanze del cuore/ anche là dove/ si avverte un profondo dolore/ La poesia è una medicina efficace/ vola in alto leggera/ abbraccia/  il mondo del cielo/ che non ci appartiene”.

Luigi Pizzuto, classe 1953, è un uomo di cultura a tutto tondo, impegnato da sempre a promuovere e valorizzare il Molise e la sua silenziosa bellezza. Le sue esperienze didattiche sono apparse su varie riviste nazionali. Ha prodotto testi teatrali per la scuola che sono risultati  finalisti in rassegne internazionali; ha collaborato con il regista Elìa Rubino alla produzione di numerosi documentari su Colletorto, paese d’origine, e con l’artista francese Jean Luciano alla pubblicazione del volume Il sisma di Jean (Palladino Editore). Si occupa di ricerche etno-culturali, di arte, di storia e di critica letteraria. È animatore di gruppi di poesia e promotore culturale e collabora attivamente con i Cantieri Creativi di Termoli.

Le poesie contenute nella silloge hanno impronta naturalistica e risentono fortemente del background geografico dell’Autore; si percepisce una perfetta armonia, un dialogo continuo e profondo con la natura circostante, come nel caso di “Oltre le foglie”, dove le foglie del tiglio davanti casa diventano parte viva dell’anima del poeta. Un risultato che è frutto di un lavoro interiore di scavo ed un ritorno all’ambiente per poi approdare ad un ritorno a se stessi arricchiti. Tale virtuosa circolarità vede il poeta in fluida partecipazione con la natura e con ciò che avviene ciclicamente in essa.

Difatti il mondo di Luigi Pizzuto è impastato di solidità, di valorialità condivisa, di consapevolezze e di speranze, qualità che emergono dalle poesie, tutte sempre impregnate di terra e di cielo.

In Poesie a pezzi si assiste (venendone dolcemente coinvolti) ad un movimento interiore che è alla continua ricerca – in modo sistematico e fideistico – dei segni della vita nella natura e nei suoi cambiamenti (ciclici e non), per giungere a coglierne la sua essenza, e tessere stretti e inscindibili legami tra vita umana e natura stessa. E la cosa è ancor più significativa se pensiamo alla terribile esperienza del terremoto del 2002, dove, a San Giuliano, morirono 27 bambini e una maestra per il crollo di un edificio scolastico. Esperienza che ha profondamente segnato il poeta e  tutta la comunità di Colletorto: “Brilla l’aria/ di luce chiara/ oltre la montagna/ Tra la torre e il camposanto/ scendono i falchi/ da una quercia secolare/ laggiù nella valle del lago/ Nell’azzurro cristallino/ una scia rettilinea/ di un aereo solitario/ riga la loro libertà” .

Bello immaginare questa silloge un po’ più a sud di Recanati, nell’Infinito che dal Molise spazia  fin nelle Marche, della stessa silenziosa quanto misteriosa bellezza di clivi e colline, ove si susseguono gli interminati spazi e la profondissima quiete di leopardiano affetto: “Ondeggia/ sotto la brezza di valle/ un manto di verde/ È l’erba feconda di grano/ ricca di chicchi e di sali/ Fra poco si alza/ il tessuto spigato/ tinto di giallo/ In estate/ dopo la falce/ sarà come un mare di paglia/ tutto indorato”. Come si può osservare, le poesie hanno ampiezza descrittiva tale da apparire come un susseguirsi di ambientazioni e paesaggi a ben più largo respiro, pertanto è facile e gradevole perdersi nei luoghi suggeriti dall’Autore, immaginarli per percorrerli idealmente e ri-immaginarli arricchiti di vita. Bene osserva Ubaldo Spina, nell’esaustiva prefazione, quando afferma che “il bisogno di calore, nella natura e nell’animo umano, diventa essenza vitale in ‘questo divenire incerto’ (San Valentino)”, testo che ha in nuce le successive poesie che ci parleranno del conflitto che sta insanguinando l’Europa.

Sobria la scelta stilistica del linguaggio adottato nei versi, senza accesi ed eccessivi lirismi né toni da forti esternazioni. E proprio la misura sembra essere la traccia fondamentale che seguono tutte le liriche, sia che si tratti di temi ambientali, sia che si parli del mondo degli affetti e dei ricordi: “Oggi il meteo è così/ il vento incastra rami spezzati/ li morde/ ci gioca sull’asfalto […] Mette in croce/ i sospiri del cielo” pronuncia con sguardo osservativo ma non rassegnato.

Si fanno serrati gli interrogativi quando si intraprende il percorso di poesie che parlano della pandemia e della guerra, come in  “Bucha”, dove si sente la partecipazione al dolore e i toni hanno il sapore di un lirismo contemporaneo pieno e consapevole: “Tante vittime innocenti/ abbattute per strada/ nell’ultimo atto vitale/ come Pompei/ Non sono calchi/ ma corpi ammazzati senza pietà […] Lassù in alto bruciano di dolore/ il sole e la luna/ Nell’aldilà trionfa la pace/ Non c’è un abbraccio né un bacio/ Nè una stretta di mano/ I pensieri sono senza speranza”.

Una chicca di questa raccolta è la presenza di bellissime foto dei murales che ricoprono le pareti di diversi edifici pubblici e privati di Santa Croce di Magliano, prodotto del Pag (Premio Antonio Giordano), che ha dato vita ad un festival che ha visto cimentarsi artisti e writers di fama in workshop nel corso di otto edizioni. “Un nuovo modo di vivere e far conoscere la realtà, il mondo dell’arte”.

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