Sussurri dall’altra sponda di Guido Rocco Garibaldi, Aletti, 2022

Redazione

 

Un breviario, un viaggio tradotto in poesia. «Il suono sibilante – spiega l’autore – richiama alla mente non solo lo scrosciare delle acque in movimento, emblema del panta rei, o alla forza e all’impetuosità del vento che soffia, ma anche al sibilare tipico dei serpenti, che per allegoria io associo a tutta quella categoria di “pensieri intrusivi” che ci accompagnano o ci destabilizzano nello svolgimento della quotidianità. Altro motivo, poi, della scelta di tale titolo sta nel termine “sponda”: trovarsi al di qua o al di là di un certo limite, di una certa soglia, oltrepassata la quale sta il confronto con se stessi, e da questo alla consapevolezza di sé, nel bene e nel male».

«Immergersi nella dimensione poetica di Guido Rocco Garibaldi – scrive Alfredo Rapetti Mogol – è come guardare a testa in giù una volta celeste capovolta, illuminata da mille galassie, miliardi di frammenti colorati di stelle di forma, lucentezza e dimensione diversa dalle quali magicamente scaturisce ad un tratto un meraviglioso e inatteso disegno che più lo si guarda più si definisce, dove ogni elemento trova esattamente il suo posto creando un’epifania cromatica inedita ed eccezionalmente composita».

I modelli di sapere che hanno fatto da stella polare nella scrittura di questa raccolta di liriche sono le “Confessiones” agostiniane, per il loro carattere di breviario ma anche di diario, scevro da ogni tipo di riferimento religioso ma carico di significato prima morale e poi etico, di continuo dialogo con il proprio sé su quell’altra sponda, in un eterno incontro-scontro tra bene e male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, con particolare attenzione ai valori e ai sentimenti legati alla memoria, al suono, alla colpa, al desiderio e all’amore.

Le poesie sono arricchite da “rielaborazioni artistiche”.

 

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