Naufraghi e naufragi di Anna Vivarelli, Sinnos, 2023

di Cosimo Rodia

 

Anna Vivarelli, da abile ‘tusitala’, questa volta non inventa storie, ma narra quelle scovato tra vecchie cronache e diari di grandi esploratori; così, sceglie dieci biografie, illustrate in modo frizzante da Amedeo Macaluso e scrive, come se stesse davanti al focolare, per ammaliare i lettori, proiettandoli in un altrove, fatto d’imprese straordinarie, tragiche e al limite dell’umano, dal certo effetto fascinoso.

Nella prima biografia, Vivarelli racconta il naufragio tra i ghiacci dell’Antartide della nave “Endurance”, comandata dal mitico Shackleton che tenta l’impresa di “attraversare via terra l’Antartide da mare a mare”. Con particolari sulla rotta e con gli imprevisti superati, l’autrice torinese riferisce come la nave è schiacciata e affondata dai ghiacci, la lunga permanenza sui pack e la marcia a -45°C. Un reso conto che sequestra la mente tra immaginazione e realtà.

Il secondo racconto è il naufragio della baleniera Essex attaccata e affondata da un capodoglio con i pochi superstiti alla deriva, che sperimentano azioni di cannibalismo prima di essere recuperati da un brigantino inglese. Una cronaca che ha affascinato Herman Melville per il suo Moby Dick.

Il naufragio del sontuoso galeone “Vasa” voluto dal re di Svezia che affonda appena fuori dal porto al suo varo, nel 1628, per una errata progettazione; recuperato nel 1961 è esibito in un museo.

Avvincente è il naufragio del dirigibile “Italia”, guidato dal generale Umberto Nobile; un’impresa con “dichiarati scopi scientifici” che parte per il polo Nord; ma il dirigibile prima si schianta, sbalzando dieci uomini dell’equipaggio, poi riprende quota e si disperde tra le nubi con gli altri sei rimasti a bordo. Per i dieci esploratori, tra cui Nobile, inizia una peripezia mozzafiato di 48 giorni: ne sopravvivono solo la metà. Vivarelli, poi, racconta il rocambolesco epilogo: Nobile giunto in Italia subisce un’inchiesta per essere stato salvato per primo (ricorda Schettino?!), si dimette, ripara in URSS, per tornare in Italia, come Costituente nel 1946.

Poi è la volta dell’italoamericano, Luis Zamperini, che prima diventa atleta, poi soldato americano nel secondo conflitto mondiale; il suo aereo è abbattuto, cade in mare e inizia una deriva; è fatto prigioniero dai giapponesi e subisce torture. Finita la guerra, e superato l’odio, predica il perdono, tanto da essere il teoforo, a 81 anni, nei giochi invernali, a pochi chilometri dove aveva subito le crudeltà.

Con un salto all’indietro la Vivarelli racconta il colossale naufragio delle navi romane nella guerra contro Cartagine, facendo tesoro delle cronache di Polibio.

Si passa alla formidabile esperienza dell’irlandese Alexander Selkirk; il corsaro riottoso è lasciato su un’isola cilena disabitata, vi rimane più di quattro anni, per essere alla fine salvato dagli inglesi; una storia che ha influenzato sicuramente Daniel Defoe nello scrivere Robinson Crusoe.

Poi, alla vita di Antoine de Saint-Exupery che nelle sue esperienze rocambolesche di aviatore trova i motivi per Il Piccolo principe.

Un bel racconto è quello su Hiroo Onoda, un militare giapponese su un’isola delle Filippine che continua la sua missione bellica per altri trent’anni dopo la fine del Conflitto, recedendo all’ordine di resistere e sabotare solo dopo l’intervento del suo vecchio superiore. Il diario di Onoda è diventato naturalmente un best seller.

Infine, il naufragio di 76 giorni nell’oceano Atlantico di Steven Callahan, un americano che, costruendosi uno sloop di poco più di sei metri, avvia l’attraversata dell’Oceano; la realizza, ma al ritorno la sua barca affonda e rimane alla deriva su un canotto di salvataggio. Dopo essere stato recuperato da un peschereccio, scrive il best seller: Alla deriva.

Sono racconti avvincenti, che trasmettono amore per l’avventura e per le pratiche di sopravvivenza e promanano una forte enfasi, perché riferiscono avventure reali; in tutte le vicende troviamo protagonisti che di fronte alle forze titaniche della natura reagiscono tirando fuori carattere, determinazione e sopportazione.

Sono storie che sicuramente sollecitano interesse, nonostante il web abbia ridotto le avventure a mera virtualità, quindi lontane sia dall’odore del sangue, sia dalle grida di sofferenza.

Nei racconti della Vivarelli troviamo gli a priori del libro per ragazzi: ovvero, il viaggio, che contiene una formidabile forza attrattiva e una grande valvola di sfogo alle tensioni psicologiche; l’avventura, che è una dimensione tipicamente umana e risiede nella struttura esistenziale dell’uomo.

Una caratteristica di questi racconti è di non trovare superuomini, ma uomini coraggiosi che non si danno per vinti, mai; le distese di ghiaccio o di mare, gli incidenti, le procelle, gli atti di cannibalismo non sono che i tanti ostacoli che l’eroe-protagonista deve superare.

Ha scritto Rita D’Amelio: «L’eroe deve essere coraggioso e mantenere una condotta imprevedibile», è colui il quale ha sempre certezze perché se fosse eroso dal dubbio rovinerebbe l’avventura. L’eroe può soccombere ma senza mai dare «segni di cedimento nel carattere o di incertezza negli ideali» (Lettura come esperienza, Levante, 1988, p. 252);

L’avventura, il viaggio, la lotta per la sopravvivenza, i luoghi misteriosi o inospitali non possono che sintonizzarsi coi sogni dei ragazzi, per spingerli oltre e viaggiare con l’eroe; per D’Amelio: «L’eroe è un personaggio che riassume la trama, e perciò i ragazzi gli si identificano non perché vorrebbero “essere come lui”, ma perché vorrebbero “vivere le stesse avventure”» (Ivi, p. 248).

E il libro della Vivarelli, nella fattispecie nella veste inedita di giornalista, per il fatto di presentare i personaggi per quello che sono e per i valori per cui si battono, non può che essere amato dai ragazzi sin dalle prime battute; e quando il sodalizio tra lettore ed eroe si realizza, non può che favorire il meraviglioso viaggio verso esperienze fantastiche, stimolando, contestualmente, la crescita umana del lettore.

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