L’ascia lascia la scia
La motosega avanza
un respiro verde mi implode dentro
Una lingua di fuoco si eleva
Fa pire di alberi
La cenere vibra, s’insinua Infuriami vento
Fammi acqua per salvare una radice
Fa’ del tuo suono un violino ribelle
Cenere sul capo
Dirà forse un giorno l’uomo nuovo
Il parto della terra
Foglie porpora o mestruo selvaggio
Non indovino più le stagioni
Dai rami fioriscono bulloni
Semi dispersi sognano. Omaggio alla Natura nello spirito po.etico che contraddistingue il fare poesia dell’Autrice.
Forough Farrokhzad (1934-1967) Saluterò di nuovo il sole
Saluterò di nuovo il sole, e il torrente che mi scorreva in petto, e saluterò le nuvole dei miei lunghi pensieri e la crescita dolorosa dei pioppi in giardino che con me hanno percorso le secche stagioni.
Saluterò gli stormi di corvi che a sera mi portavano in offerta l’odore dei campi notturni.
Saluterò mia madre, che viveva in uno specchio e aveva il volto della mia vecchiaia. E saluterò la terra, il suo desiderio ardente di ripetermi e riempire di semi verdi il suo ventre infiammato, sì, la saluterò la saluterò di nuovo.
Arrivo, arrivo, arrivo, con i miei capelli, l’odore che è sotto la terra, e i miei occhi, l’esperienza densa del buio. Con gli arbusti che ho strappato ai boschi dietro il muro.
Arrivo, arrivo, arrivo, e la soglia trabocca d’amore ed io ad attendere quelli che amano e la ragazza che è ancora lì, nella soglia traboccante d’amore, io la saluterò di nuovo. Una poesia di Forough Farrokhzad quale inno alla libertà e ai diritti delle donne iraniane, e non solo.