ANNA RITA MERICO

nata a Nola (Na), vive nel Salento. Oltre a saggi e articoli, ha pubblicazione “Era un raggio…entrò da Est” (2020) e “Fenomenologia del silenzio”. È presente in blog e riviste di poesia, con saggi e letture critiche.

 

(di Anna Rita Merico)

Ho molti profili sui social                                                                                                   

       tutti diversi

ma                    sono sempre io                                                               ma sono tutti veri perché sono sempre io

è solo che non è possibile essere sempre uguale                       esseresemprelastessapersona

non so

arrivo fino a quel punto                                        e mi sento stretta soffocata

allora cambio                  e                                   sono un’altra e un’altra e un’altra

ma sono vera sono sempre io

                                                                      non so                          se cambio sempre ci sono

no                ma S. B. T. sono belle            tutte                                                     non ci penso neanche a farle fuori

ognuna ha i propri amici                                  ognuna ha le proprie storie

ognuna…

beh                             dopo tanto che P. lo chiedeva

  1. ha deciso stasera di uscire con lui
stasera sono S.                                       per davvero

stasera non c’è B. T.                        sono tutta S., esco

sarà bello                     mi sento bella

  1. dice che sono il suo tipo sono pronta verrà a prendermi
forse solo un po’ di ritardo

sono ore che attendo

è notte fonda

sul profilo di P. compare una storia

                                                                                               ma… anche sul profilo di G… sono identici questi volti

se anche P. avesse più profili?

ora gli scrivo                           ma                        come fa a giocare così con me?                        o… o forse

più semplicemente                                                             

stasera

non siamo riusciti a vederci

io ero S. lui era P. e non siamo riusciti ad incontrarci     noi siamo rimasti indietro mentre S. e P. si cercavano

vado a struccarmi

i tacchi di S. mi spezzano le caviglie                                lei porta tacchi troppo alti per me

a volte mi vortica la testa

non riesco a tenerle ferme tutte

non riesco a fermare la ruota

la realtà

dio

quanto è pesante la realtà

loro mi risucchiano

si cibano di me

forse                forse       

se avessi ancora più profili loro potrebbero alleggerirsi diventare ognuna più piccola

sento il rancido della carne non digerita                                                 mi stringe la gola

vorrei parlarne con P.

lui stasera non è venuto                                   qui non viene mai                             io neanche vado

mi sento uno specchio rotto

ok piano raccolgo le schegge non riesco a raccogliermi per raccogliere

io sono qui ma la realtà     oggi                                       è in  schegge    chiudo gli occhi                              riposo

forse      se domani chiedo a G. di incontrarci lui              lui potrebbe farcela a trovarmi     nonsononsononso

questi tacchi                però                              mi hanno davvero fatto male

 

Lavorare, pensare, scrivere pensando ad un nuovo umanesimo. Deve esservi un modo altro di pensare l’essere dell’umanità e occuparsi, stare dentro la parola scritta, produrne verso significa interrogarsi sull’esistente, sulla contemporaneità, sulle odierne fragilità. Il testo proposto fa parte di un progetto inedito in cui la domanda viene posta ad una apparente stasi dell’essere (distruzioni epocali) e dell’umanità (invischiata in molti aspetti regressivi). Nonostante ciò, interrogare le fragilità, resta desiderio di indagine alla ricerca di una possibile uscita che ci ri-dia orizzonte evolutivo.

 

 

Ghiannis Ritsos (1909- 1990)

Rinascita

Da anni nessuno s’è più occupato del giardino. Eppure

Quest’anno  – maggio, giugno è rifiorito tutto da solo,

s’è riacceso tutto sino all’inferriata – mille rose

mille garofani, mille gerani, mille piselli odorosi-

violetto, arancione, verde, rosso e giallo,

colori, colori-ali  tanto che la donna apparve di nuovo

a dare l’acqua con il suo secchio annaffiatoio – di nuovo bella

serena, con una indefinibile confidenza. E il giardino

la nascose sino alle spalle, l’abbracciò, la conquistò tutta;

la sollevò sulle sue braccia. E allora, in pieno mezzogiorno,

vedemmo,

il giardino e la donna con l’annaffiatoio ascendere al cielo-

e mentre guardavamo in alto, alcune gocce

dell’annaffiatoio

ci caddero dolcemente sulle guance, sul mento, sulle labbra

 

Duri gli anni di carcere durante il Regime dei Colonnelli. In condizioni estreme le liriche di Ritsos sono giunte in Francia, tradotte e fatte conoscere a tutto il mondo. La poetica del Maestro è rintracciabile anche in questi scarni versi ricchi di tepore umano e meraviglia. L’angolo visuale è, nei fatti, la misera finestra di una delle celle in cui ha conosciuto prigionia e privazione. La torsione di pensiero verso la libertà, l’incontro umano, la bellezza si addensano in due elementi fusi: la donna e il giardino. L’intensità dello sguardo e del pensiero ferma tutto nello scorrere di una lacrima…

(Anna Rita Merico)

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