Paesaggio, consumo del suolo e politica
di Sandro Marano
Già nei primi decenni del II secolo a. C. il Siracide osservava: «Un governatore saggio educa il suo popolo, il governo dell’uomo di senno è ordinato» (1). Per l’autore biblico l’ordine è, dunque, un elemento fondamentale del buon governo. E l’ordine, con ogni evidenza, si riferisce ad una buona amministrazione, ad un ordinamento coerente e chiaro. Se prendiamo invece la nostra Costituzione, in particolare il titolo V intitolato «Ordinamento della Repubblica – Le regioni, le province, i comuni», senza voler nemmeno entrare nel merito delle competenze rispettive e dei rapporti degli enti territoriali con l’autorità centrale, salta subito agli occhi un forte elemento di disordine amministrativo: le Province e le Regioni obbediscono a concezioni dello Stato diverse e contrapposte, centralista la prima, regionalista la seconda.
Va peraltro messo in risalto che la pessima riforma del titolo V del 2001 (governo Amato) non solo non ha risolto il problema, ma anzi l’ha aggravato sovrapponendo competenze a competenze, come si è visto drammaticamente per la sanità durante la pandemia. Le province, abolite sulla carta con la pseudo riforma del 2012 (governo Monti,) in ogni caso, continuano a vivere come ectoplasmi una risicata vita accanto agli altri enti territoriali. E il disordine amministrativo diventa ancor più grave quando si passa alla suddivisione delle competenze tra Stato e Regioni.
Limitiamo l’esame alla materia ambientale.
Lo studioso Salvatore Settis, tuttora inascoltato dalla classe politica, tornando per l’ennesima volta a parlare di paesaggio e, in particolare, ad affrontare la questione relativa all’impatto dell’edilizia sul paesaggio e sul consumo di suolo, pone l’accento su quello che possiamo considerare un peccato d’origine in materia di norme: il divorzio tra tutela dell’ambiente e politica urbanistica. Per la verità, già nella legislazione d’epoca fascista, che comunque all’epoca era all’avanguardia, c’era stato un «mancato raccordo fra tutela dei paesaggi (legge Bottai, 1939) assegnata alle Soprintendenze e pianificazione urbanistica controllata dai Lavori Pubblici» (2). Entrambe le leggi, però, contenevano dei correttivi contro l’eccessivo consumo di suolo, sancendo la supremazia dello Stato sull’interesse privato. Successivamente, quello che era un peccato veniale è diventato un peccato grave con la Costituzione Italiana che «assegnando allo Stato la tutela del paesaggio (art. 9) e a Regioni e Comuni le competenze urbanistiche (art 117) ha ulteriormente moltiplicato le competenze» (3). Fino poi a giungere all’attuale situazione normativa, frutto del pressappochismo della casta politica e della perdita del senso dello Stato, vale a dire «al disordinato accavallarsi delle nozioni giuridiche non solo di paesaggio (di competenza statale), ma anche di ambiente (con un proprio Ministero) e di suoli agricoli (con relativo Ministero)» (4).
La ricostruzione postbellica fu di fatto l’occasione per il saccheggio del territorio. Di grande rilievo è l’annotazione fatta per inciso da Settis: fu proprio allora, nella famelica e indiscriminata ricostruzione seguita al dopoguerra, che si è radicato uno dei pregiudizi con cui più bisogna fare i conti e che è duro a morire, cioè che l’edilizia sia un fattore trainante dell’economia. È vero invece che spazi notevoli di occupazione utile si aprono nella manutenzione, nella ristrutturazione energetica degli appartamenti e in generale nella riconversione ecologica degli edifici, come ha dimostrato l’economista Maurizio Pallante nei suoi saggi (5).
Le conseguenze di un mancato governo del territorio da parte dello Stato e soprattutto di un malgoverno da parte degli enti locali son sotto gli occhi di tutti: alluvioni, frane, perdita di biodiversità, ingenti danni economici, sanitari e ambientali. La sovrapposizione di competenze tra enti territoriali e Stato costituisce non solo un caso di cattiva amministrazione, ma anche un fattore che contribuisce indirettamente al dissesto del territorio, ritardando gli interventi urgenti e rendendo poco chiari i livelli di responsabilità.
Per ovviare a questo disordine amministrativo va presa in seria considerazione la proposta di una riforma del titolo V della Costituzione che preveda l’introduzione delle bioregioni.
La nozione di bioregione è stata lanciata da uno degli esponenti di spicco dell’ambientalismo americano, Kirkpatrick Sale: «Per bioregione si intende una parte della superficie della terra i cui confini sono definiti sia da fattori naturali che culturali. Ogni bioregione è circoscritta da caratteristiche naturali ben determinate come il clima, il suolo, la fauna, la flora, ecc. e da specificità culturali della popolazione come la sua tradizione, la sua storia, la lingua. Nel caso specifico dell’Italia penso che il vostro territorio possa essere suddiviso in bioregioni facendo riferimento a fiumi storici e millenari che sgorgano a valle delle Alpi e dagli Appennini. Per fare un esempio concreto si possono considerare il Tevere e i suoi affluenti come una bioregione naturale» (6).
In altre parole, al posto delle grosse e grasse Regioni introdotte nel 1972 e della eccessiva ripartizione del territorio in Provincie, città metropolitane e comunità montane, si potrebbe prevedere un solo grado intermedio tra Stato e Comuni costituito dalle Bioregioni (all’incirca 50 Bioregioni contro le attuali 20 Regioni e le 110 Provincie), che rifletterebbero meglio la storia e l’assetto geo-culturale dei territori. In tal modo si ridurrebbero i costi, le inefficienze e il disordinato moltiplicarsi dei centri decisionali e di potere, che portano al proliferare di abusi, di colpevoli ritardi, di immancabili disastri. Riassume Marcello Veneziani: “Le regioni sono delle costose forzature che assemblano realtà storiche e geografiche eterogenee: Emilia e Romagna, Trentino e Alto Adige, Friuli e Venezia Giulia, sono solo le più evidenti. E le province furono una forzatura ottocentesca sul modello delle prefetture napoleoniche. In realtà ci sono aree intermedie tra le province e le regioni che riflettono la storia, la vita e l’assetto geoculturale del nostro Paese. Sono 50/60 realtà ben più coerenti. Per esempio, le Puglie sono almeno tre: il Salento, la Daunia e il Barese. Ma lo stesso direi della Sicilia, vera Trinacria, o la Campania – tra sanniti-irpini, salernitani e napoletani – la Lucania spaccata tra Cilento e Basilicata,e l’alto Lazio o Tuscia e il basso Lazio ciociaro, più l’area romana. E la Toscana, con la Maremma che guarda a Siena, Pisa che guarda a Livorno e alla Lucchesia, e l’area fiorentina- aretina. E l’Emilia diversa dalla Romagna e dal Parmense” (7).
L’idea di un riordino territoriale dello Stato è stata poi autorevolmente rilanciata nel 2014 dalla Società Geografica Italiana che ha proposto una nuova scientifica e ragionevole divisione del territorio in 36 dipartimenti. La proposta, che parte dalla constatazione della mancanza in Italia di un disegno complessivo e aggiornato, prevede che le nuove Regioni sostituiscano le Regioni e le Province esistenti e siano il più possibile autosufficienti (anche fiscalmente) (8).
Questa proposta è destinata a restare solo un sogno? Purtroppo sì, finché avremo una classe politica, che fa orecchi da mercante e che fa prevalere gli interessi di bottega sul bene comune.
(1) Siracide, 10,1;
(2) Salvatore Settis, “Paesaggio: ecco come diamo i numeri”, in Sole 24ore del 24.02.2013;
(3 )ibidem;
(4) ibidem;
(5) Maurizio Pallante, Meno e meglio, Bruno Mondadori, 2011;
(6) Kirkpatrik Sale, “Inventiamoci le bioregioni”, in L’Italia settimanale del 19 gennaio 1994;
(7) Marcello Veneziani, “Via le Regioni e via le Province” in il Giornale del 02.2012;
(8) Ecco quale sarebbe la mappa delle nuove Regioni secondo la Società geografica italiana:
Aosta, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Biella, Ivrea
2. Torino
3. Cuneo, Asti, Alessandria
4. Milano e Pavia
5. Bergamo, Como, Lecco, Varese, Sondrio, Monza-Brianza
6. Piacenza, Cremona, Parma
7. Brescia, Verona, Mantova
8. Trento e Bolzano
9. Venezia, Padova, Vicenza, Treviso, Belluno
10. Trieste, Udine, Pordenone, Gorizia
11. Ferrara e Rovigo
12. Genova, Savona, Imperia
13. Bologna, Modena, Reggio Emilia
14. Ravenna, Rimini, Forlì Cesena
15. Pisa, Livorno, La Spezia, Lucca, Massa e Carrara
16. Firenze, Arezzo, Pistoia, Prato
17. Siena e Grosseto
18. Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo
19. Perugia e Terni
20. Roma, Viterbo, Rieti
21. Latina, Frosinone, Isernia
22. L’Aquila, Pescara, Chieti, Teramo
23. Napolie Caserta
24. Salerno, Benevento, Avellino
25. Potenza e Matera
26. Foggia e Campobasso
27. Barie Bat (Barletta-Andria-Trani)
28. Lecce, Taranto, Brindisi
29. Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Crotone
30. Reggio Calabria
31. Messina
32. Cataniae Siracusa
33. Ragusa, Agrigento, Caltanissetta, Enna
34. Palermo e Trapani
35. Cagliari, Carbonia-Iglesias, Medio-Campidano, Oristano
36. Sassari, Nuoro, Olbia-Tempio
Questo sito Web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione.
Se continui a navigare su questo sito supponiamo che tu sia d'accordo con questo. Cookie SettingsAccetta
Manage consent
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. These cookies ensure basic functionalities and security features of the website, anonymously.
Cookie
Durata
Descrizione
cookielawinfo-checkbox-analytics
11 months
This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Analytics".
cookielawinfo-checkbox-functional
11 months
The cookie is set by GDPR cookie consent to record the user consent for the cookies in the category "Functional".
cookielawinfo-checkbox-necessary
11 months
This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookies is used to store the user consent for the cookies in the category "Necessary".
cookielawinfo-checkbox-others
11 months
This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Other.
cookielawinfo-checkbox-performance
11 months
This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Performance".
viewed_cookie_policy
11 months
The cookie is set by the GDPR Cookie Consent plugin and is used to store whether or not user has consented to the use of cookies. It does not store any personal data.
Functional cookies help to perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collect feedbacks, and other third-party features.
Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.
Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.
Advertisement cookies are used to provide visitors with relevant ads and marketing campaigns. These cookies track visitors across websites and collect information to provide customized ads.