Dante enigmistico, ovvero il «Visibile parlare»

di Trifone Gargano

 

Quando nel (lontano) 2016 coniai e utilizzai per la prima volta l’espressione «Dante pop» non pensavo che, nel giro di qualche anno, avrebbe avuto tanta fortuna, fino a essere rilanciata in sede mediatica, e fino a prender piede anche in ambito critico-accademico. Per parte mia, già nel 2010, con la casa editrice Laterza, in una antologia della Divina Commedia, da me curata, ad uso dei licei, Virtute e c@noscenza, avevo inserito, in chiusura di ciascun canto analizzato e commentato (per un totale di ben trenta canti), come percorso di approfondimento e/o di espansione didattica, proprio materiali pop, legati a quel canto: romanzo, fumetto, canzone, videogioco. Per quella mia edizione laterziana della Commedia dantesca avevo previsto una sezione denominata «la Ludica Commedia», nella quale offrivo ai giovani lettori trenta rispettivi videogiochi, come approfondimento ludo-didattico sul canto appena studiato.

L’espressione «Dante pop», dunque, nella mia mente, non aveva (e non ha) soltanto una giustificazione legata al ri-uso e, quindi, alla fortuna dantesca, in termini di presenza del testo della Commedia nelle canzoni pop e rock contemporanee, come già da qualche anno vado svolgendo e dimostrando, seguendo una mia linea di ricerca, resa nota, dapprima, in un paio di convegni e seminari scientifici, e poi in pubblicazioni specifiche. Per i tipi Progedit di Bari, è disponibile il volumetto Dante pop e rock (2021). Con l’utilizzo di quella espressione, mi ripromettevo di dare visibilità al così detto dantismo creativo, che già da diversi anni andava manifestandosi con intensità e qualità di proposte via via crescenti, attraverso codici espressivi contemporanei più varii e intriganti, fino ai tweet, ai post e ai selfie; ma anche attraverso contaminazioni con il fantasy contemporaneo (alludo alla saga di Harry Potter della Rowling), e il codice espressivo del romanzo, con Dante Alighieri e con la sua Commedia assunti a pretesto narrativo. Ho appena dato alle stampe il volumetto Letteratura e Sport. Da Dante a Pasolini (Cacucci Editore, Bari 2021), nel quale indago un Dante «…di corsa», nel senso che analizzo quei passi e quegli episodi della Commedia nei quali ci sono riferimenti espliciti ad alcuni sport (come la maratona dei Verona, citata da Dante nel canto XV dell’Inferno, detta la maratona del «Drappo verde», che ancora si corre dopo 700 anni). Del resto, è nota la natura autenticamente «pop» della Commedia dantesca, fin dal XIV secolo.

 

Cosa c’è, allora, in Italia, di maggiormente «pop», tra i settimanali di intrattenimento della (celeberrima) «Settimana enigmistica»? Proporre una batteria di rebus, come è stato fatto di recente, dedicati a Dante, dedicati cioè a un canto ben preciso dell’Inferno dantesco, è il segno ulteriore della natura e della fortuna pop di questo poema, che dura tuttora.

 

Il vocabolo «rebus» deriva dal latino, e sta per «con le cose». Per alcuni, la parola deriverebbe dalla dicitura «de rebus quae geruntur», cioè, «delle cose che accadono». Oggi, per tutti noi, i rebus  sono giochi enigmistici che mescolano disegni, figure, foto, note musicali o segni a lettere e parti di parole. Dunque, il «visibile parlare» di cui scriveva Dante nel canto X del Purgatorio (v. 95). Il gioco consiste nel combinare i grafemi con le figure, in modo da ottenere una frase di senso compiuto, risolvendo, quindi, l’enigma proposto. Per aiutare il giocatore nella ricerca di una soluzione, sono presenti dei numeri, che indicano quante lettere contiene ciascuna parola che formerà la frase. Per la soluzione del rebus, si comincia sempre da sinistra, per poi procede verso destra. La lettera che contraddistingue il disegno verrà legata alla parola che descrive l’oggetto, e dovrà essere collocata prima o dopo la parola stessa. Ovviamente, ci sono livelli via via crescenti di complessità per i rebus.

 

Celebrare, dunque, Dante con una visione divergente, in quanto classico attivo, nonostante i 700 anni trascorsi dalla sua morte. Classico è quel testo che è capace, a distanza di secoli, di continuare a ispirare artisti e intellettuali, che è presente nei diversi codici espressivi contemporanei, dal fumetto, alla canzone pop e rock, ai romanzi, ai selfie, ai brand alimentari, agli stili comunicativi social fulminanti, sentenziosi e arguti (tweet e post), ai giochi enigmistici. Dunque, Dante è ancora lievito, o, per dirla con le sue stesse parole, egli è «favilla», scintilla, che scatena un incendio («gran fiamma seconda»). L’influenza della Commedia sull’immaginario contemporaneo è stata ed è imponente. Fonte per citazioni preziose, ma anche paradigma interpretativo per i traumi, le angosce, le aspirazioni, e le speranze della nostra età. Per quanto Dante Alighieri sia così distante da noi (e non solo cronologicamente), in realtà, egli riesce ancora a ispirare; riesce, cioè, ancora a dire e a dare risposte di senso al lettore di oggi. Un Dante per tutti.

 

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