I riferimenti letterari e culturali sono molto ricercati e inusuali per una giovane scrittrice, divenendo uno dei pregi del libro. Troviamo agganci a compositori di musica (Rachmaninov, Mozart, Chopin, Mahler, Wagner), alla taranta salentina, a scrittori miliari (Dostoevskij, Borges, Pirandello, Kafka), alla concezione dell’arte e della produzione della stessa.
La Cea costruisce apparentemente un romanzo di formazione ma con criteri strutturali invertiti. Andrea si presenta come un personaggio complesso, fragile, odioso per molti aspetti. Ci troviamo di fronte ad un ragazzo che non evolve, rimane congelato nel suo bozzolo di dolori mai esternati, producendo un distacco nichilistico con il proprio percorso di vita. Solo l’incontro con Milena, anch’essa sconfitta dalla vita, potrà scuotere il suo mondo interiore. La tragicità del finale porta all’impossibilità di vivere fino in fondo il proprio riscatto. I personaggi sono ben delineati e abitanti una Bari più cupa, pesante emotivamente.
Non è una storia facilmente digeribile quella raccontata in Armonie Riverse, ma mette in luce le grandi potenzialità di questa autrice che nel frattempo è cresciuta, superando i personaggi del suo romanzo. Mi auguro che si cimenti nuovamente nella scrittura personale e non solo giornalistica.