Frankenstein o il Prometeo moderno un classico senza tempo
di Yuleisy Cruz Lezcano
Spesso leggiamo un libro senza sapere cosa porta con sé la sua storia. Ed è il caso di Frankenstein o il moderno Prometeo, un libro che ho letto tantissimi anni fa, senza comprendere fino in fondo che racchiude un messaggio morale all’interno della sua storia. Ora lo so. Anzi, come spesso accade quando amo un libro, leggendolo, mi è venuta la voglia di approfondire la vita e l’opera del suo autore. Amo da sempre le biografie!
Sicuramente l’autrice di questo libro, una donna forte e straordinaria, oltretutto geniale, ci ha trasmesso l’idea che gli esseri umani sono capaci di creare cose prodigiose, ma che nonostante questo, esistono dei limiti dati dalla natura e se si ignorano tali limiti, si può andare incontro a conseguenze imprevedibili e anche dolorose. Credo che un altro messaggio importante che ci arriva da questa lettura sia che una persona necessiti di una connessione con le altre per sopravvivere. Oltre che gli esseri umani devono conoscere i limiti etici e le implicazioni del progresso scientifico. Dopo avere consumato le pagine di questo libro è nata dentro di me una domanda: Come può essere segnata l’anima di un essere umano, considerato “diverso” se sente su di sé l’aggressione, il pregiudizio, le burla e l’indifferenza del resto della società?
Questa domanda oggi, quando sento i fatti di cronaca nera, me la pongo più volte. Quello che mi succede attorno mi ha portato un’infinità di risposte. Certamente, sentirsi vittima e aggredita può portare l’essere umano ad aggredire per difendersi, oppure ad aggredire per scappare. Apro una parentesi sull’attualità: oggi leggendo le parole espresse dalla ragazza stuprata dal branco a Palermo, mi sono posta ancora, anche se la storia è completamente diversa, la domanda: La società può essere in grado, esprimendo giudizi, di creare dei mostri oppure di portare all’autodistruzione (dato che questa ragazza sta parlando perfino di suicidio)?
Ora, Frankenstein o il moderno Prometeo credo sia un’opera irripetibile e la sua autrice sia da ricordare.
Il 30 agosto 1797, a Londra, è nata la narratrice, drammaturga, saggista e filosofa Mary Shelley, autrice del romanzo gotico Frankenstein o il moderno Prometeo, considerato il primo libro di fantascienza della storia. Nata Mary Wollstonecraft Godwin, figlia della scrittrice femminista Mary Wollstonecraft e dello scrittore William Godwin, la sua nascita fu contaminata dalla tragedia poiché sua madre morì dopo il parto. Cresciuta da suo padre, egli decise che per preservare la memoria della madre, era meglio leggere i suoi pensieri a Mary, incarnati in decine di libri, cosa che ha seminato in lei la passione per la letteratura. Muovendosi in ambito letterario, non fu strano che si innamorò dello scrittore Percy Bysshe Shelley con il quale formò non solo una coppia sentimentale, ma anche una simbiosi letteraria. Nel 1816 perse una gravidanza, in quegli anni era molto comune che le donne morissero di parto, o la nascita di feti morti, quindi creare la vita era tortuoso e spaventoso. Erano gli anni del risveglio della rivoluzione industriale, degli esperimenti con l’elettricità, dei giganteschi progressi della medicina e dei dibattiti morali sui cambiamenti che stavano arrivando nella società. Con tutti questi fatti in mente, nel 1817, Mary e suo marito Percy Bysshe Shelley visitarono i loro amici Lord Byron e John Polidori. Dopo una cena rilassata, Byron propose a ciascuno di scrivere una storia dell’orrore e poi condividere le quattro storie. La storia di Mary sorprese tutti, senza ancora un nome, era nato “Frankenstein”, i tre amici insistettero perché la storia venisse ampliata e pubblicata.
Il romanzo horror gotico esplora i misteri della creazione, evoca il mito classico del titano che crea un uomo di argilla, anche se a differenza del mito, non è Dio a punire il falso creatore, ma la sua stessa creatura. È presente la paura delle conseguenze delle nuove tecnologie e dei limiti morali di chi le maneggia.
Il libro “Frankenstein o il Prometeo moderno” fu messo in vendita il 1° gennaio 1818, anche se nel XX secolo nella Biblioteca Bodleiana dell’Università di Oxford fu ritrovato un manoscritto originale della fine del 1817, molto più crudo e scuro dell’originale pubblicato mostrando i profondi turbamenti di Maria. La coppia si trasferì in Italia dove Mary e Percy persero altri due figli poco dopo la nascita; anche il marito Percy annegò, lasciando Mary sola con il suo figlioletto. Da lì Mary tornò in Inghilterra dove si dedicò all’educazione del figlio e alla scrittura di romanzi storici e apocalittici come “Valperga”, “Perkin Warbeck”, “L’ultimo uomo”, “L’odore” e “Falkner”. Il disegno familiare con le tragedie delle nascite era tale che suo figlio, nonostante si fosse sposato, decise di non avere figli propri e di adottarli, fatto con cui Maria era d’accordo. Nel 1839 iniziò ad avere forti mal di testa che paralizzavano il suo corpo per lunghe ore, probabilmente un tumore al cervello fu ciò che pose fine alla sua vita, il 1 febbraio 1851, Mary aveva appena 53 anni.
Nulla esiste senza uno scopo e la vita di questa scrittrice, seppur breve, aveva il fine di lasciarci un personaggio immortale. Credo che un vero artista abbia un’anima immortale e che un’anima immortale abbia un compito immortale come lei.
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