di Claudia Zuccarini Docente di lettere e filologa classica, Federica Introna è un’autrice che manifesta l’urgenza della scrittura in modi variegati, passando dal saggio al romanzo sino a giungere alla poesia, sempre con la delicatezza che la contraddistingue.
Questa sua recente ed ultima silloge presenta, pur nei temi di denuncia sociale e ambientale, una levità aerea che si traduce in componimenti brevi, nei quali sono racchiusi flash sensoriali. Sono viaggi di un’anima del sud, un sud che è scorcio di fondo o soggetto predominante nella bella sezione “Dal mare ai sassi. Paesi lungo la ferrovia delle Murge”.
La Introna si avvale del suo bagaglio culturale nei riferimenti mitologici – metafore di una vita reale e spirituale – e ci immerge in un cosmo duttile, che presta i suoi elementi ai ricordi, al cammino della vita, cantando la resistenza alle avversità e agli obbrobri delle ingiustizie, come i fiori di portulaca che si schiudono ogni giorno al sole incuranti del buio.
Tra le tante liriche propongo in assaggio la seguente, un “filo” che può idealmente unire la scrittrice con i lettori. Il filo Non lo vedo
non lo sento
il filo con cui tu mi tieni fuori.
Ne ho uno più freddo e duro
già cucito dentro.
Di notte punge i ricordi,
fa sanguinare:
la casa
i figli
il mare.
Corona di spine
alla mia memoria. Più forte è
l’ansia mia di vita e pace. Ci passo sotto
Ci passo sopra
Ci passo ancora,
oggi e domani e sempre.
E tu qui che non sai
e hai paura
vieni,
vieni a vedere
da dove vengo.