Non ci sono guerre giuste

di Sandro Marano

 

Ci sono pagine di storia dimenticate o, peggio, volutamente ignorate dai libri di storia. Come quella del bombardamento di Isernia durante la seconda guerra mondiale. Io stesso ne venni a conoscenza per caso. Mi trovavo nell’estate del 2014 con quella che allora era mia moglie a trascorrere le vacanze in Molise. Il giorno prima avevamo visitato sotto un velo di pioggia il sito archeologico di Pietrabbondante col suo splendido teatro italico risalente ai Sanniti. E quel pomeriggio di luglio  sbarazzino e piovoso, non potendo fare escursioni tra i boschi, avevamo deciso di visitare Isernia.

Qui la nostra attenzione fu attratta da una stele del centro storico, dove è riportata una bella poesia del poeta Carlo Betocchi, che commemorava il terribile bombardamento di Isernia del 10 settembre 1943 da parte delle forze aeree anglo-americane due giorni dopo l’ armistizio firmato da Badoglio.

Ecco i versi iniziali, crudi e concisi:

 

«M’han parlato col cuore, qui ad Isernia.

L’hanno pagato quattromila morti

il nuovo respiro della città

qui, dove fu la fontana fraterna,

or’è una piazza, vi giocano i bimbi».

 

La popolazione d’Isernia aveva accolto “con festosi saluti e sventolio di fazzoletti bianchi gli aerei anglo-americani che sorvolavano la città” (Wikipedia), ignorando il triste destino che l’attendeva. Infatti, gli aerei alleati con un feroce e incomprensibile bombardamento distrussero gran parte del centro abitato, uccidendo circa 4000 persone. Peraltro il bombardamento fu ripetuto per ben due volte nei giorni seguenti.

Perché questo tragico evento in un luogo dove non c’erano obiettivi militari da colpire? Secondo alcuni storici il bombardamento di Isernia si inserisce nel quadro di una serie di attacchi “strategici”, ma diciamolo senza ipocrisia, terroristici, che l’esercito anglo-americano condusse sul suolo italiano per indebolire le difese tedesche e seminare il panico tra la popolazione. Altri pensano che uno dei principali obbiettivi del bombardamento fosse il viadotto Cardarelli, che metteva in comunicazione la parte tirrenica e quella adriatica d’Italia. Sta di fatto che il viadotto Cardarelli non subì alcun danno dal bombardamento.

Non mi resta che osservare che la barbarie in una guerra non è mai di una parte sola. Non c’è stata alcuna Norimberga per quest’eccidio. Come per Dresda o per Hiroshima. Né ci sarà per i bombardamenti con l’uranio impoverito condotti dalla Nato in Serbia e in Iraq. Come scriveva il poeta Ezra Pound nei Pisan Cantos citando Confucio: «non ci sono guerre giuste».

 

 

 

 

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