di Claudia Zuccarini Nina Berberova, nota saggista e narratrice, ci ha lasciato in eredità anche una produzione poetica selezionata, ricercata, nella quale i versi talvolta criptici cantano una vita da esule, tracciata da malinconia e dolori.
Rifugiatasi negli Stati Uniti, dopo aver soggiornato a Parigi, divenne docente universitaria.
I suoi scritti lirici, poco noti, sono stati proposti in Italia da Mario Luzi. Sebbene si possano incontrare delle difficoltà nella comprensione, si riconosce l’alta qualità del poetare, la cura della parola e del verso spezzato e armonioso al tempo stesso. Per poter gustare il testo a fronte è necessario conoscere il russo. Ad ogni modo la traduzione appare essere ottima. “Ho sognato: eravamo insieme in paradiso (lì il leone abbracciava l’agnello) ma qualcuno si è chinato verso di me, mi ha sfiorata, e mi ha detto piano: – Alzati! Il tuo treno parte, il piroscafo fischia, l’aereo avvia i motori, è ora che tu vada verso la nera distesa lasciando i serragli del paradiso (dove il leone abbracciava l’agnello), è ora che tu vada nel ghiaccio e nel fuoco.”