La lana sul cuore di Nunzia Piccinni, G.C.L. edizioni, 2023

di Cosimo Rodia

 

Un percorso di scrittura salvifica, quello di Nunzia Piccinni, che tenta di mettere a posto i tasselli del cuore, con una trascrizione emotiva degli affioranti dolori sommersi.

Nella raccolta poetica “La lana sul cuore” troviamo temi sovrapponibili: Vento, dolore, scogli, mare, silenzio, ferite…, dai quali traspaiono le esperienze dolorose, col fine di guardare in faccia la sofferenza, misurarne i contorni e tentare di superarla: “All’improvviso scende la sera/sipario di velluto su teatri di tormenti/Se il sole scioglierà le nuvole/il cuore canterà di nuovo”. Oppure: “Quanta notte per scalare la montagna”. Ancora: “La vita è un condominio[…] dietro ogni porta ci saranno vite/da amare o veleni da ingoiare”.

Nella poesia che dà il titolo alla raccolta, si parla di fiori finti in un giardino arido, dove allegoricamente il giardino sta per casa, i fiori finti per assenza di sentimenti, il sole come il calore ricevuto dall’amore.

Serpeggia, tra i versi della Piccinni, il disamore che trova la maggiore espressione tragica nei passaggi: “Ci sono madri[…] (che) nascono matrigne” con un evidente richiamo alla sindrome di Medea. Sentimento ripetuto più avanti, quando si dà conto di una madre che alla nascita della figlia non ride.

La soluzione alla tragedia affettiva la suggerisce la stessa autrice, allorquando chiede spazio alle ragioni del cuore e all’amore come dedizione all’altro da sé: “Un bacio di seta scivola sul viso/e copre gli affanni./Per quanto difficile ci sarà una risalita”. O ancora: “Ascolta le ragioni del cuore[…] e il calore scioglierà tutti i conflitti”.

Quello che si evince dalla raccolta è che l’amore sembra essere la panacea ai mali prodotti dall’anaffettività degli essere umani.

Nella silloge, poi, ci sono passaggi gnomici, dal sapore aforistico: “Il rancore non basta se la memoria è vittima/di un romantico rammarico”; come anche elenchi tematici in contrasto semantico, ad esempio: “Dietro una lacrima si nascondono scogli/imbevuti di solitudine/…/Davanti ad un sorriso si spalancano/le finestre del futuro…”; o come si legge in “Due anime”.

Una poesia confessionale, che ha per semenzaio l’autobiografia; versi che manifestano una vita umiliata, offesa, slanci affettivi bloccati, braccati dal disamore; eppure, nonostante la condizione di vittima isolata, l’autrice è in grado di rovesciare lo stato di isolamento nell’utopia di un domani diverso.

L’impostazione di scrivere con elenchi di immagini contrastanti, risponde probabilmente alla volontà di rappresentare il groviglio degli stati d’animo e le attese di superamento delle condizioni di dolore; ecco, allora, le antitesi luce-buio; o le atmosfere tetre e inquietanti della pioggia o della sera; o le immagini di crollo e distruzione; tutto è nient’altro che il correlativo della condizione umana di chi scrive.

C’è una predisposizione della Piccinni a fissare tutto e subito, senza che nulla sfugga alla sua lente d’ingrandimento: Un momento, un avvenimento, una frustrazione, un proposito non realizzato; e tale trascrizione è compiuta con l’abbondanza di metafore, tutte tese a mostrare la subdola condizione umana, pronta a disattendere le aspettative. L’autrice quasi attua un processo continuo di iperinteriorizzazione del discorso, mostrando come nella vita degli affetti quotidiani si viaggi spesso su binari paralleli.

I testi presentati mettono il lettore faccia a faccia con molte zone d’ombra del mondo interiore, ribadendo contestualmente la necessità di ricostruire sempre gli argini per affetti sinceri e rotondi.

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