di Claudia Zuccarini Questo libricino è un condensato di grazia e malinconia. Nella prima parte compaiono nove liriche scritte nel 1945 per Bianca Garufi, intitolate La terra e la morte. Nella seconda parte le dieci poesie presenti furono composte nel 1950 per Constance Dowling. Trovate dopo la morte di Pavese, queste ultime furono raccolte da Calvino in un libello: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, insieme alla produzione del 1945.
Un filo conduttore unisce tutte le liriche, pur essendo rivolte a donne diverse: la delicatezza del verso si esprime attraverso il rimando alla natura, alle personificazioni sonore e visive, al legame con la morte, l’abbandono o il silenzio dell’amata.
Ci immergiamo in versi sciolti, rotti, musicali, con rime baciate o alternate nelle liriche in lingua inglese, suoni immaginifici che ci portano nell’adorazione e nel dolore di Pavese.
Tu sei come una terra
che nessuno ha mai detto.
Tu non attendi nulla
se non la parola
che sgorgherà dal fondo
come un frutto tra i rami.
C’è un vento che ti giunge.
Cose secche e rimorte
t’ingombrano e vanno nel vento.
Membra e parole antiche.
Tu tremi nell’estate.
(29 ottobre 1945)