Commemorazione del Giorno del Ricordo a Carosino 9 febbraio 2024

 

Si è svolta nel Castello D’Ayala Valva di Carosino (Ta) la commemorazione del Giorno del Ricordo, una manifestazione voluta dall’Amministrazione Comunale e da Interzona news.

Dopo i saluti del Sindaco, Onofrio Di Cillo e dell’Assessore alla Cultura, Maria Teresa Laneve, ha relazionato il prof. Cosimo Rodia.

In più di un’ora di lezione, Rodia ha mostrato i territori coinvolti sia nell’esodo sia negli omicidi, a guerra finita, con la dispersione dei corpi ora nelle foibe ora in mare (Zara), di militari italiano, gerarchi fascisti, collaborazionisti e di tanta gente comune.

Richiamando documenti e testimonianze, Rodia ha mostrato come a partire dal 1943, e con una recrudescenza nel 1945, l’esercito ‘Popolare’ di Tito abbia passato per le armi oltre ai soldati prigionieri, anche Podestà, Carabinieri, Guardie campestri, proprietari di terra e di fabbriche; operando esecuzioni di massa e stragi (cfr. Vergarola, 18 agosto 1946).

Una violenza di massa, costituiva della rivoluzione vittoriosa del Regime di stampo sovietico, capace di convertire in violenza di Stato l’aggressione nazionale e ideologica presente nell’esercito di Tito.

Per Rodia i circa 15.000 morti italiani istriani nelle foibe e i 350.000 esuli, hanno subito la doppia onta, quella di vedersi minimizzare le violenze subite e poi la congiura del silenzio durata mezzo secolo.

Quindi al di là delle tesi negazioniste (Cernigoi) o delle tesi del tentato genocidio (Petacco) o di altre forme di strabismo interpretativo (Scotti), rimane una pagina oscura della nostra storia, che si è voluto dimenticare o per ragioni ideologiche o per real politik.

Le testimonianze lette da Virginia Campanella e Antonella Zannetti hanno creato un clima di mestizia. Infine, le domande dei partecipanti poste al relatore, circa i parallelismi di quei fatti con le guerre attuali o le sorti che toccano alle minoranze, hanno aperto un dibattito partecipato, facendo serpeggiare la convinzione che a volta la storia non sempre diventa magistra vitae.

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