Il caffè di Tamer di Diego Brasioli, Mursia, 2024

Redazione

 

«E dopo ogni guerra, pensava Dori, dopo ogni battaglia, non una, ma due, tre, dieci, cento versioni. Chi ha ragione, alla fine? Ciò che appare sembra una cosa, ma poi ne sembra un’altra, e poi ancora cambia di prospettiva. Alla fine, cosa conta chi ha ragione, se la ragione stessa è andata persa?»

Questa è la storia dell’ebreo Dori Goldman e del suo amico arabo Tamer Hammoud che aveva un locale senza nome né insegna negli antichi vicoli di Gerusalemme. Era un luogo di pace che tutti chiamavano, semplicemente, il caffè di Tamer. Un tragico e delicato romanzo che trascina nel cuore della terra promessa, dove niente è ciò che sembra, dove la morte e l’amicizia camminano fianco a fianco. Uno spaccato di vita mediorientale lucido e tragico fatto di rapporti umani sempre più difficili tra arabi ed israeliani, di istinti omicidi superiori a qualsiasi voglia di riconciliazione, ad ogni accordo realmente ragionato e quindi possibile. Ogni emozione, ogni dialogo, ogni speranza confina sempre con una pesante atmosfera di morte, di resa dei conti che pesa come una spada di Damocle sulla sofferta quotidianità di intere popolazioni. Il finale tragico fa riflettere e non lascia certo grande spazio ad ipotesi di definitive risoluzioni non violente dei conflitti mediorientali.

 

 

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