Di venti varia di Anna Rita Nutricati, i Quaderni del Bardo Edizioni, 2024

Redazione

 

L’opera prima di Anna Rita Nutricati: “Di venti varia”, racchiude un messaggio enigmatico e, allo stesso tempo il segno connotativo, oggi raro, di una personalità discreta e appartata, propria dell’autrice. Il titolo, comunque suggestivo, sembrerebbe infatti suggerito, addirittura sussurrato da una voce ignota, pervaso da una misteriosa, apparente estraneità, come si trattasse di un’affermazione vera e propria, però esterna all’opera. Un velo, o meglio, un solido paravento linguistico che è, alla fine, il codice dell’intera raccolta. Quindi il titolo non poteva essere un marchio, un logo caratterizzante il lavoro qui presentato, ma, forse, la sintesi – per così dire – di un’introduzione all’opera stessa, formulata con le medesime attenzioni formali dei testi.

Il gioco fonetico e semantico che traspare dal titolo è intenzionalmente ambiguo, sulla scia di quella forma, in qualche modo ermetica. accostabile più al lontano trobar clus, che a esperienze letterarie di epoche a noi più vicine.

La silloge si compone di tre sezioni: Per Asfodeli, in cui l’allestimento finalistico e dispersivo, cerchiato nel giglio dell’Ade, mira alla perduranza di un legame che transita nel corpo a convito di un mutilo filo. La seconda sezione è intitolata Iconografia, per l’unicità ripetuta del soggetto e lo sforzo della raffigurazione, sordo alle intimazioni dell’assenza, alle strida del travaglio immaginativo. La terza e ultima sezione Fuoriscena quasi suggerisce una connotazione teatrale, da terzo atto della commedia, anche se questo non dovrà fuorviare circa eventuali coup de théâtre o finali a sorpresa, anzi si tratta di un consolidamento, a chiaro, delle sezioni che la precedono.

 

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