La sala professori
Regia: Ilker Çatak (Tit. orig. Das Lehrerzimmer)
Con: L. Benesch, L. Stettnisch, M. Klammer, R. Stachowiak
Germania, 2023. Durata: 98’
di Italo Spada
«Il film evidenzia alcuni punti deboli del sistema scolastico troppo rigido, dando per scontato che in tutto il mondo si verifichino situazioni simili. (…) Il lavoro dell’insegnante è degenerato. Quando ero bambino, i miei genitori dicevano che se gli insegnanti dicevano una cosa era quella giusta. Oggi invece non vogliono più essere genitori, ma amici dei figli e non sono più autoritari. Così se i ragazzi non ricevono già a casa una certa educazione, non rispetteranno mai un insegnante. Nessuno così vuole oggi intraprendere questa professione e in Germania mancano 25.000 insegnanti, il che è un problema enorme, ma che capisco. Io stesso non farei mai questa professione.»
A dirlo è Ilker Çatak, il regista tedesco che ne La sala dei professori narra la vicenda di una giovane docente (Carla) che, per porre fine agli interventi della preside, agli interrogatori, ai pregiudizi, alle velenose insinuazioni razziste, alle convocazioni di genitori e riportare serenità tra i suoi alunni, decide di trasformarsi in detective utilizzando come trappola il suo portafoglio e come prova inequivocabile le immagini registrate dalla videocamera del suo computer. La ripresa di alcuni particolari (il braccio e la camicia a fiori, ma non il volto) individuano come probabile autrice del furto la signora Kuhn, segretaria dell’istituto e madre del suo alunno Oskar. Le certezze di Carla, tuttavia, diventeranno dubbi, anche e soprattutto dopo la reazione di Oskar. Non lo dice con le parole, ma con sguardi e mimica: «E se avessi preso un abbaglio? Ho fatto il bene del mio alunno, oppure gli ha rovinato per sempre il rapporto con sua mamma? Qual è il mio compito di docente: punire o educare?»
Un film, come ha sottolineato la critica, che ha almeno tre conclusioni.
La prima, quella che non svela il volto della presunta ladra, strizza l’occhio al Così è (se vi pare) pirandelliano (La verità è ciò che si crede) e al De omnibus dubitandum est di Soren Kierkegaard.
La seconda – che vede, da una parte, Oskar rientrare a scuola nonostante la sospensione, sfidare l’autorità scolastica riappropriandosi del suo posto e, dall’altra, Carla che a differenza degli altri professori resta al suo fianco, gli porge un bicchiere d’acqua e continua a credere in lui – invita ad avere fiducia nella funzione educativa della scuola.
La terza, con la polizia che, sullo scorrere dei titoli di coda, porta via Oskar incollato alla sedia, dà ragione a chi sostiene che la legge è uguale per tutti e che una dose di batoste non fa male a chi la infrange.
Quale conclusione scegliere per dare inizio a una nostra sala dei professori 2?
Conviene, prima del nostro ciak iniziale, decidere a quale genere filmico intendiamo fare riferimento: poliziesco, didattico, sociale…
Ah, quanto sono infinite le strade della fantasia!
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