L’ALBERO DI NATALE: Una tradizione cristiana
di Giorgia Loi
Che l’albero di Natale vanti antichi cugini nei miti nordici e orientali non è in discussione. Si pensi all’ Yggdrasil della mitologia nordica, per esempio, le cui foglie producono l’idromele o linfa vitale, o al Kien Mu, l’albero dell’Universo cinese, che ordina il mondo tra umano e celeste; o ancora all’Asvattha, l’albero rovesciato dell’India, in seguito identificato con il Ficus sotto il quale Buddha ricevette l’Illuminazione.
Si potrebbe continuare a lungo. E neppure si può negare un legame indiretto col Solstizio d’inverno e il culto pagano del Sole.
Tuttavia appare altrettanto indiscutibile l’origine cristiana dell’albero di Natale, da ricercarsi nel Medioevo dei paesi nordici, quando, nella notte del 24 dicembre, si diffuse la pratica di addobbare davanti ai portoni delle chiese un albero che richiamasse nello stesso tempo la storia del peccato originale e anticipasse il mistero della Pasqua legato all’albero della croce.
Secondo una ricerca condotta da Joseph Ratzinger, infatti, durante il Medioevo è attestata la tradizione degli “Adam und Eva Spiele” (giochi di Adamo ed Eva) che prevedevano la ricostruzione nelle chiese dello scenario del paradiso in terra, proprio il 24 di dicembre, alla vigilia di Natale, con tanto di alberi da frutta, simboli dell’abbondanza e del mistero della vita.
Anche l’arte ci conforta: in una miniatura di Salisburgo, risalente al 1489, dalla chioma di un albero Maria coglie le ostie ed Eva, all’altro lato, le mele. Il senso è chiaro: Maria, novella Eva, ricompone l’umanità annientata dal male e la porta a rinascere prestandosi ad essere strumento privilegiato dell’incarnazione. “Verbo caro factum est”: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, dice l’evangelista Giovanni.
Il tipo di albero variava a seconda delle zone, col variare delle piante locali, ma alla fine s’impose la scelta del sempreverde abete a cui si appendevano inizialmente mele e ostie, a simboleggiare rispettivamente il fallimento di Adamo, primo uomo e l’incarnazione da cui arriverà la salvezza.
Si legge in “L’origine del Natale”, del teologo luterano Cullmann, che in seguito si aggiunsero altre decorazioni e la pratica dell’albero di Natale si diffuse dai portali delle chiese alle abitazioni private.
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