Il canto dello storno di Octavie Wolters, Camelozampa, 2024

Redazione

 

Lo storno sorvolava la terra, la fertile campagna coltivata, e trovava che tutto fosse meraviglioso. Le distese di prati, i campi pieni di grano. Trovava così belle le nuvole e le brezze di mari lontani. Amava i fiori nel vento, le montagne innevate, il manto di un cervo e quanto potesse essere limpido il cielo.

Intonerò un canto, pensò lo storno, un canto su come tutto sia meraviglioso se lo guardi come faccio io. E lo intonerò per chiunque voglia ascoltarlo.

Per creare il suo canto, lo storno si rivolge a tutti gli uccelli che incontra nel suo volo. Ognuno di loro ha qualcosa da suggerire: il picchio gli ricorda di cantare degli alberi, di come stanno tra la terra e il cielo e lo sorreggono. La civetta gli raccomanda di cantare dell’oscurità, il martin pescatore dell’acqua, e di tutto ciò che non si può vedere, ma invece c’è. Le rondini lo invitano a cantare la terra, mamma anatra a non dimenticare di cantare della vita…

Ognuno degli uccelli ha qualcosa da aggiungere al suo canto, che diventa un’ode all’infinita bellezza che si può trovare nella vita di tutti i giorni, se guardiamo abbastanza da vicino.

Octavie Wolters con la tecnica della linoleografia crea illustrazioni di grande potenza visiva, tutte giocate sul contrasto tra il nero e il bianco, con il solo inserto giallo del becco e delle zampe del protagonista. La poesia di queste immagini è rinforzata dalla veste tipografica dell’albo, con una copertina in carta ruvida, che ricorda la semplicità della terra.

 

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